L’Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia ospita Rhizomes, la mostra di Marco Angelini

A cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, il progetto indaga il rapporto identità-migrazione e il ruolo della cultura italiana all'estero

Inaugura il 16 marzo la mostra Rhizomes di Marco Angelini alla Salle Amerigo Vespucci dell’Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia.

Il progetto espositivo, a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, si propone d’indagare il rapporto identità-migrazione in relazione alla storia del luogo che lo ospita, nonché l’impatto e il ruolo della cultura italiana all’estero. 

La mostra si compone di trenta tele che vedono, misto al colore acrilico, l’impiego ora della foglia oro, ora di elementi seriali), insieme a 6 sculture in gesso di cuori, rappresentati a livello anatomico, a dimensione naturale: Angelini racconta le sue emozioni sotto forma di ricordi, che si intrecciano come fitte trame con i dettami della storia e cultura della città di Marsiglia. Le opere dell’artista intercettano quindi delle trame emozionali ideali come fossero radici e diramazioni, “Rhizomes” appunto. Il titolo della mostra facilmente suggerisce l’idea di migrazione come felice estensione, rigoglioso ideale rigonfiamento e dunque crescita, espansione evolutiva, esponenziale e continua: ecco che alle macchie di colore informi e accoglienti delle tele si affiancano i cuori idealmente pulsanti in gesso colorato, simbolo di vita; la stessa vitalità, lo stesso moto, si ritrova nei calzini che idealmente si affrancano dalle tele colorate, lapalissiani simboli delle ondate migratorie e di un’inesorabile deriva evolutiva che, in modo irreversibile e granitico, s’innesta nella storia del territorio marsigliese. 

Così la curatrice della mostra, Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, scrive nel testo critico del catalogo, posto a corredo dell’esposizione: “Marsiglia possiede un centro storico rimasto lo scrigno di una certa anima popolare, crogiolo di culture. Tale capillarità è minuziosamente ma non didascalicamente descritta dalle tele toccate dal colore acrilico di Marco Angelini, artista sociologo di formazione, che, completamente scevre da forzature e obblighi interpretativi e adempiendo perfettamente alla logica astrattista, raccontano una commistione visiva e ideologica al contempo, la coesistenza e la coesione di culture e sottoculture differenti. La capillarità è, per scientifica definizione, l’insieme di fenomeni dovuti alle interazioni fra le molecole di un liquido e un solido sulla loro superficie di separazione. Le forze in gioco che si manifestano in tale fenomeno sono la coesione, l’adesione e la tensione superficiale. Le campiture piatte di Angelini accolgono, divenendo habitat colorati, macchie che tendono alla circolarità benché informi, fluide, in un continuo divenire; questi elementi coabitano con elementi più netti, forme più precise, che rimandano ad un infinitesimo rapporto spazio-temporale tra macro e micro, tra la collettività e l’individuo, tra le collettività stesse e vicendevoli”. 

La mostra sarà visitabile fino al 3 maggio 2023.