La stagione fatata: il nuovo libro di Saverio Verini

Attraverso una mappatura non ortodossa della produzione artistica contemporanea, Verini cerca di ridefinire il concetto di infanzia

«Ho una serie di ricordi particolarmente vividi della mia infanzia. Il primo: la sensazione di essere sollevato in aria da qualcuno più grande, le gambe che si staccano da terra, la perdita di contatto con la gravità unita all’assoluta certezza che quella presa non si sarebbe mai staccata dal mio corpo».
Inizia così La stagione fatata, il nuovo libro di Saverio Verini. Attraverso un’attenta selezione di libri, dipinti, film, canzoni e opere teatrali, Verini racconta la centralità dell’infanzia nella costruzione non solo del sé profondo di ognuno di noi ma nello sviluppo dell’intera produzione artistica contemporanea. 

La maggior parte degli animali, nei primi anni di vita, gioca. La quantità di tempo speso nel gioco diminuisce però drasticamente e, drammaticamente, con l’arrivo dell’età adulta. «Ma di quel burattino creativo e fantasioso, avventuroso e curioso, che ne è stato? Viene abbandonato sulla seggiola, guardato con disprezzo, con distacco e separazione: non si è compiuto il passaggio, la consegna di gioco ed esperienza vitale dal burattino a quel ragazzo perbene, ormai pieno di adultità conformata».
Ne La stagione fatata Saverio Verini sembra voler riscattare quel pezzo di legno e compiere così la “consegna di esperienza vitale”, la sola capace di salvare il bambino – ormai adulto – attraverso il gioco serio dell’arte. Riprendendo una frase di Eugenio Scalfari, che definiva l’infanzia «stagione fatata, la sola di tutta una vita che non finisce mai e t’accompagna fino all’ultimo respiro», l’autore compie un viaggio fra le numerose pratiche artistiche che hanno tratto ispirazione dalla fanciullezza e che l’hanno indagata e reinterpretata nei più disparati linguaggi. Una mappatura non ortodossa, quindi, della produzione contemporanea capace di abbracciare orizzonti anche distanti tra loro ma uniti dall’obiettivo comune di svelare il profondo significato dell’età fatata.
Il saggio di Saverio Verini parte dal concetto di infanzia per raccontarne la sua evoluzione e arrivare al suo dispiegamento, rintracciabile nella notevole produzione artistica contemporanea. E non solo: l’autore propone, infatti, incursioni nel mondo della letteratura, della musica e della stampa, analizzando come il concetto di infanzia, declinato in tutta la sua complessità, si sia evoluto in particolare dal Novecento in poi. E come, il linguaggio artistico sia riuscito a mettere in risalto la stessa capacità creativa e inventiva degli infanti e la loro relazione speciale con il gioco, con il corpo e con il linguaggio. Innumerevoli le citazioni e le opere analizzate in letteratura (dai classici Carlo Collodi a Edmondo De Amicis, da Lewis Carrol a Giovanni Pascoli e Gianni Rodari) come nella pittura e nella produzione televisiva. Una rassegna di autori che hanno dedicato alla fanciullezza le loro intuizioni e la capacità di guardare al di là di quella che è la definizione consacrata di infanzia come età dell’oro e, quindi, del loro tentativo di interpretare e rivelare sotto l’apparente spensieratezza il carico di conflitti e tensioni, ricerca e scoperte, trasgressioni e dolore, la complessità di una età che non passa, ma che aspetta di essere ritrovata. 
Come nel passaggio dal sonno alla veglia, così nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, l’Io rientrato in pieno possesso della coscienza, respinge gli aspetti in ombra della sua fase onirica.
Ma il sogno (e l’infanzia), allontanato dalla coscienza vigile in quanto pericoloso, può anche insorgere con forza, premere alle porte della realtà e varcarle, in aperto atto di ribellione. 
Ecco che l’arte si ritrova a parlare lo stesso linguaggio dell’inconscio e dirci quello che il pensiero logico non potrebbe esprimere. Chi osserva l’oggetto artistico è posto di fronte ai suoi stessi desideri e, quindi, alla sua stessa infanzia dimenticata. E come per miracolo, si libera dalla vergogna e dal rimprovero di essere stato quel burattino creativo e fantasioso. Ora ha la possibilità di ritornare.
Il saggio di Saverio Verini è edito per Castelvecchi nella collana Fuoriuscita, una sezione che propone parole, idee e interpretazioni dell’arte contemporanea che si pongono fuori dai tracciati consueti e con spirito critico e intuizioni nuove non temono di indagare percorsi alternativi. 

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