Eva & Franco Mattes protagonisti del nuovo Paesaggio della Quadriennale di Roma

Insieme al curatore Nadim Samman, il duo alza il velo sulla dimensione professionale che si cela dietro i social network nell’era del digitale, più umani e meno artificiali rispetto a ciò che si immagina

«Ha implorato pietà e ha cercato di fermarle, ma due donne le hanno bloccato le braccia. Era la cosa più brutale che avessi mai visto, ero inorridita. Ho pianto. Un altro video che ho visto era quello di una ragazza della mia città che parlava di come volesse uccidersi, e anche questo mi ha fatto piangere. Dopo un po’ sono diventata insensibile a tutto. Non mi colpiva più nulla. Pensavo semplicemente “cancella, cancella”».

«Cancella, cancella», un imperativo assoluto, un dominio autonomo, illogico, subcutaneo, una forma di difesa, uno scudo che allontana da un’oscurità intangibile, distante ma vicina allo stesso tempo. Coprirsi gli occhi con la mano non è una regola che il gioco ammette. Il riferimento da cui prende piede la riflessione del duo di adozione newyorkese Eva & Franco Mattes, autori della serie di opere The Bots, in mostra nelle sale di Palazzo Braschi fino al 12 marzo del 2023, è ciò che si cela dietro il nostro intrattenimento quotidiano, la cancellazione dell’inappropriato, la moderazione di tutto ciò che si potrebbe riconoscere come pericoloso.

Paesaggio alla Quadriennale 

Branca del macroprogetto Quotidiana, il ciclo Paesaggio si pone la sfida di segnalare le linee di riflessione più significative che nel XXI secolo hanno segnato l’arte contemporanea italiana. Non è un caso infatti che Nadim Samman, invitato dalla Quadriennale per individuare un caso esemplare nell’arte nostrana, abbia selezionato i nomi di Eva & Franco Mattes (Brescia, 1976). 

Il duo, infatti, già negli anni ’90 si presenta particolarmente attratto da temi oggi drammaticamente attuali, tra questi l’effetto dell’iperconnessione sulla società. Nomi di punta del movimento della Net Art, Eva & Franco Mattes rappresentano un esemplare caso di sintesi tra provocatorietà e acume tagliente, un binomio capace di rendere il sodalizio dei due artisti una gemma affascinante – quanto pericolosamente affilata – per l’attuale panorama artistico italiano.

eva e franco mattes
Eva & Franco Mattes, Not safe for work, 2023, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, foto Carlo Romano

Moderare e proteggere

L’installazione presentata giovedì 19 gennaio conferma la suddetta natura della loro ricerca: concepita nel 2020, The Bots prende piede dall’indagine svolta sulle condizioni di lavoro dei moderatori di Facebook, figure evanescenti che operano lontane dallo sguardo del pubblico, in maniera silente, senza apparire.

In particolare, le informazioni più preziose ai fini della realizzazione del progetto sono state reperite nell’ufficio di moderazione di Facebook a Berlino: non un luogo di lavoro come gli altri. All’interno delle sale, decine di impiegati, collaboratori del colosso dell’industria digitale, vengono sottoposti ogni giorno a immagini brutali, violente e perverse ma anche messaggi che necessitano di essere cancellati per motivi politici, al fine di evitare qualsiasi tipo di accusa di ruolo sobillatore per il social network. Il ruolo di queste donne e questi uomini è filtrare ciò che gli occhi del grande pubblico vedranno apparire. 

La disumanizzazione del moderatore è radicale: di fronte a immagini tanto conturbanti si tende allo spegnimento di ogni senso di riconoscimento nei contenuti che si è costretti a valutare e la soluzione è quindi la stessa da cui siamo partiti: «Cancella, cancella». «Il modo in cui le cose vengono presentate ti fa dimenticare che queste postazioni appartengono a delle persone in carne e ossa. Si ignora un po’ il lato umano e quando si ha fretta di raggiungere un obiettivo – in modo che il capo non debba “parlare con te delle tue prestazioni” – si smette di preoccuparsi del soggetto umano che ha pubblicato i materiali e li si cancella direttamente», è così che parla uno dei moderatori intervistati dagli artisti.

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Eva & Franco Mattes, Not safe for work, 2023, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, foto Carlo Romano

Sotto il loro naso

Eva & Franco Mattes realizzano la loro installazione partendo da quell’ufficio, prelevando dalle sale della sede berlinese di Facebook le stesse scrivanie su cui i dipendenti lavorano, setacciando la trama del web e ostracizzando ciò che non è concorde al galateo digitale imposto dal social network. C’è chi però si muove nel fumo e nella confusione trova la via giusta per scavalcare la censura. 

Il duo di artisti opera attraverso le performance di quattro attori che impersonano altrettanti influencer, impegnati nella realizzazione di tutorial, come tanti vediamo scorrere sui feed dei nostri smartphone quotidianamente. Quattro volti, quattro aree geografiche, quattro esempi di censura scampata grazie a quella mimetica strategia di omologazione a contenuti docili e ordinari. Quasi per una beffa, i dispositivi che permettono agli spettatori di osservare i video sono nascosti al di sotto delle scrivanie dei moderatori, sotto il loro naso. Proprio dove sembra che tutto sia sotto controllo assoluto, in sordina, si muove quella che potrebbe essere la libertà del domani, nascosta sotto niente più che un velo di trucco.

Eva & Franco Mattes

Info: quadriennalediroma.org

Not Safe for Work, di Eva e Franco Mattes
a cura di Nadim Samman
fino al 12 marzo
Palazzo Braschi, Museo di Roma – Piazza di San Pantaleo, 10