Fina Miralles e tutti i sé che siamo stati. La mostra al MADRE

La mostra affronta il lavoro dell’artista con una riflessione sulla natura e sull’artificio, ripensando i valori alla base dell’arte

È il MADRE di Napoli a ospitare la mostra di Fina Miralles, I am all the selves that I have been. Una serie di opere che nonostante pongano il visitatore/la visitatrice in un luogo dove la decontestualizzazione la fa da padrona, creano un’atmosfera avvolgente che trattiene lo sguardo. Opere che rispettano un modus operandi ben preciso: avvolgono, attirano e poi arrivano nel profondo creando un momento di straniamento e orrore. Così per i ritratti di donne, che sembrano molto parlarci della battaglia che le donne iraniane stanno attualmente combattendo, così per le piante e gli alberi costretti in luoghi in cui non gli dovrebbe essere possibile crescere ma crescono comunque. L’uomo è bravissimo a forzare la natura e a piegarla al suo volere, anche se è poi la stessa natura che sposta il potere nelle sue mani “inondando” l’ambiente umano e rivendicando i suoi spazi, come possiamo vedere in “Translacions”. L’artista sposta continuamente il punto di vista mettendo chi visita nel mezzo di un continuo dialogo/scontro tra l’uomo e la natura che tentano di prevaricarsi l’un l’altro.

Fina Miralles, El rastre de la sirena, 2014/20, 1/4. ©Tere Roig

Ciò che sembra un gioco, un efficace e attraente miscuglio di materie, nasconde in realtà profondi turbamenti. Perturbante è forse la parola giusta per definire questa mostra. Un perturbante che attira perché incredibilmente familiare. Porta alla mente un certo tipo di ricordi nascosti in un ognuno di noi e addirittura un certo tipo di racconto e letteratura come Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson. Un orrore che non è completamente percepito perché molto familiare.

C’è chi però, come l’artista, comprende e tenta di avvisare l’uomo con le sue opere e il brillante allestimento, così come tenta di ragguardare anche la natura stessa con le parole: “Vola, gabbiano / fai attenzione / che ora l’uomo è qui”. Non resta, quindi, che immergersi naturalmente in questo mondo facendosi trasportare dall’istinto e dalle sensazioni, sentendo l’odore di terriccio e lo scalpitio della paglia sotto i piedi. Insomma, “essendo tutti i sé che siamo stati”.

Fina Miralles I Am all the selves that I have been
a cura di Teresa Grandas
fino al 30 gennaio
MADRE – via Luigi Settembrini, 79 Napoli

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