JBrock, Sette variazioni 2000-2022: dal segno all’icona

La carriera dell’artista romano viene riassunta in un solo-show, raccontando una ricerca ostinata, attiva da oltre vent'anni, capace di segnare la storia dell’arte urbana della Capitale

La potenza – e la prepotenza – della ripetizione è strumento tanto semplice quanto funzionale nell’epopea artistica di JBrock, colonna portante dell’arte urbana romana, che è oggi protagonista del suo solo show nelle sale del Contemporary Cluster: un esperimento espositivo che punta a riassumere le sette incursioni realizzate durante il 2022 con il curatore Giacomo Guidi in vari luoghi della Capitale, da Porta Portese al Ponte della Musica, da Campo de’ Fiori fino a Trastevere e Ponte Milvio.  

installation view at Contemporary Cluster, 2022, Rome

Cosa rende l’immagine un’icona? Cosa trasforma un insieme di elementi segnici in qualcosa in grado di ottenere riconoscibilità immediata, superando anche l’idea che essa vuole emulare, l’oggetto che essa stessa si pone l’obiettivo di emulare? L’icona contemporanea è stata sdoganata da Andy Warhol, un artista che si è preso la briga di subordinare l’arte alle idiosincrasie del mercato e del pubblico di massa. Le infinite variazioni delle opere nate dalla mente (e dalla factory) dell’artista di Pittsburgh giocano sulla ripetizione seriale, un bombardamento ritmico e inesauribile di un volto noto, celebre, di per se già iconico, che si innesta nel subconscio del pubblico fino a che questo non possa fare a meno di pensare all’immagine suggerita da Warhol nel momento in cui viene fatto il nome di Marilyn Monroe o del dittatore cinese Mao Tse-Tung.

Roma è dagli anni ’90 il palcoscenico dell’artista: le interazioni con le strade e i muri della città sono ogni giorno sotto gli occhi dei passanti, diretti interessati dell’operazione che JBrock porta avanti senza tregua, ostinatamente, con un purismo sempre più raro da rintracciare negli interventi urbani che più sono in grado di suscitare curiosità nelle cerchie di pubblico generaliste. Il “ciccio” è il suo marchio distintivo, un volto paffuto, gli occhi a mandorla, il doppio mento ben evidente e un colorito giallo acceso, alternato da contorni netti, nero intenso. Sempre lo stesso volto, sempre lo stesso sguardo, ogni volta differenziato da leggeri dettagli, quasi impercettibili. 

installation view at Contemporary Cluster, 2022, Rome

Alla semplicità del segno corrisponde l’essenzialità del colore, mai materico, sempre dominato, esteso su campiture piatte e mai sfumate. Tuttavia non è corretto farsi ingannare dall’espediente della serialità: Il suo alfabeto ripete sempre la stessa lettera ma è chiaro come JBrock voglia pronunciare continuamente frasi diverse. Il volto del bambino orientale è un leitmotiv per JBrock tanto quanto lo erano le sigle trine di Giuseppe Capogrossi. L’essenzialità del segno diventa fulcro del linguaggio. L’esposizione Sette variazioni 2000-2022 mostra efficacemente come l’intera opera di questo artista presenti un ritmo frenetico, ossessivo, primitivo, in grado di nascondere l’imprevedibilità in un ordine apparentemente precostituito. 

JBrock sette variazioni 2000-2022
fino al 21 gennaio
Contemporary Cluster – via Merulana, 248, Roma

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