La scrittrice e fumettista Barbara Baraldi lo definisce «un manga disturbante, visionario, raffinato nel suo superare i limiti». L’autrice nipponica Miyako Slocombe parla invece di «universi crudeli e seducenti». Dall’occidente all’oriente, l’arte di Suehiro Maruo non conosce confini. Piuttosto, si espande sempre di più. Così, torna nella veste definitiva della “Maruo collection” il capolavoro del maestro del manga ero-guro (erotico-grottesco) tratto da un noto racconto dello scrittore Ranpo Edogawa, definito l’Edgar Allan Poe del Sol Levante. Edito da Coconino Press e Fandango, Il bruco(160 pagine in bianco e nero e a colori, 20 euro) narra l’allucinante vicenda del tenente Sunaga e della sua giovane, splendida consorte.
Un amore, il loro, tanto morboso quanto angosciante; una storia di eros e morte che, al contempo, veicola una forte denuncia alla guerra e al nazionalismo. Certo, non manca il sesso, quello più spinto, ma nelle storie di Maruo – nato a Nagasaki nel 1956 – le immagini sessualmente esplicite non sono mai “gratuite” ma funzionali alla struttura narrativa. Facciamo un passo indietro: correva l’anno 1929 quando l’autore di gialli-horror giapponese Ranpo Edogawa metteva nero su bianco il racconto “Imomushi” (Il bruco), suscitando reazioni contrastanti, in cui presenta al lettore il rientro in patria di un reduce dall’intervento in Siberia, del tutto sfigurato, sordo, muto e senza gli arti (una figura, questa, che rimanda a quella di Joe Bonham, protagonista del meraviglioso lungometraggio scritto e diretto nel 1971 da Dalton Trumbo E Johnny prese il fucile, etichettato dal critico cinematografico Morando Morandini «un’atroce requisitoria contro la guerra, grido di pietà e indignazione, attacco alla scienza e all’esercito, interrogazione sull’esistenza di Dio» (nota curiosa: nel 1989 i Metallica acquistarono parte dei diritti d’autore della pellicola per realizzare il video del brano One, contribuendo altresì a una riscoperta del film).
Nel 1939 il governo nipponico censurò il racconto, considerandolo scoraggiante per il paese da poco impegnato in un nuovo conflitto, quello con la Cina. Quindi, ottant’anni dopo rispetto alla prima stesura, Maruo realizzò un adattamento a fumetti che, nel 2012, approda in Italia (sempre pubblicato da Coconino). Ed oggi parliamo di una nuova edizione ampliata che presenta tutte le tavole a fumetti senza censure e il testo del racconto originale pubblicato da Ranpo novantatré anni fa, tradotto dalla docente universitaria Maria Gioia Vienna. Siamo in Giappone, anni Venti. Il giovane e integerrimo tenente Sunaga è tornato gravemente ferito dalla guerra russo-giapponese. Privo di braccia e gambe, sordomuto, è ridotto a una creatura simile a un bruco, una larva dalle vaghe fattezze umane, che striscia subdolo in terra chiuso nella sua stanza (“tutto questo dovrebbe essere preferibile a una morte in battaglia?”).
Acclamato dai suoi connazionali al pari di un eroe, a stretto giro viene liquidato con una medaglia e scordato, anche dai suoi parenti più stretti (“ti trovano ripugnante”). Soltanto Tokiko, la dolce e sensuale moglie, gli rimane vicino, condannata a vita dall’amore e dalle rigide convenzioni sociali a convivere – giorno dopo giorno, sopraffatta dai sensi di colpa – con l’invalido silenzioso e mostruoso che un tempo era suo marito. In un crescendo di seduzione e ribrezzo, il sesso rappresenta per la coppia l’unico momento, aspettato e vivo, della routine quotidiana. Il solo, flebile legame tra i due.
Non un fumetto erotico nel senso stretto del termine, Il bruco è un manga per stomaci forti, che cita gli artisti del movimento Eo guro, il cinema di Fritz Lang, Tod Browning e David Cronenberg, il teatro parigino Grand Guignol e le opere di Georges Bataille, scrittore, antropologo e filosofo transalpino. Una finestra spalancata su un nido d’amore malato, dove la grazia si mescola all’orrore più sfrenato.
Info: www.coconinopress.it