La sottile linea rossa di Giovanni De Angelis. Un varco, una frattura e un confine da superare
Quest’anno il mio albero di Natale è “Nuovo Vivo”, un’opera del fotografo Giovanni De Angelis, un abete sezionato a metà mantenendo perfettamente integri tronco e rami, con un led luminoso rosso all’interno.
Quel led rosso è il risultato di un lungo percorso che Giovanni inizia con il progetto “Asino”, una serie di ritratti di Ciuchino, un bellissimo somarello immortalato in vari centri urbani del Reatino (“al di fuori di ogni recinto”), per evocare i viaggi di San Francesco.
E in ogni fotografia compare per la prima volta una linea rossa, stampata in una diversa parte di ciascuna immagine, a seconda di dove Giovanni meglio individua la via di uscita dal contesto spazio – temporale in cui ritrae Ciuchino.
Immediata la reazione fortemente critica da parte dei puristi della fotografia, ma Giovanni non si scompone e ripropone la sua linea rossa, questa volta caratterizzata da una vera e propria fisicità, nel progetto “Mezza Galera”, una ricerca antropologica a cura di Giorgio de Finis con la residenza di un gruppo di artisti nel carcere di Montefiascone.
E nella sua cella completamente vuota, “uno spazio mentale e non tanto fisico”, Giovanni dispone un leporello rosso che divide la cella stessa in due, composto sul retro di piccole fotografie in bianco e nero, in parte scatti fatti durante la residenza in carcere, in parte immagini scelte dal suo archivio relative a un anno particolarmente doloroso, iniziato dal giorno della scomparsa di suo padre.
La macchina è stata scollegata dai sensori. Sul display la scritta “ATTESA”
I ritmi vitali non vengono più monitorati
Il tempo si è esaurito
Un anno è passato e le immagini non mi fanno più paura
Fanno parte di me
La linea irrompe e divide in due l’universo
La mente è finalmente libera di andare oltre
Tutto sta in queste parole di Giovanni, che descrivono il suo profondo dolore per la perdita di un genitore, ma al contempo indicano come provare a superarlo (mai del tutto, almeno in parte), riproponendosi di “andare oltre”.
Successivamente la linea rossa sarà dipinta in “Time Needle” (una scultura di un ago temporale che cattura e immortala non più una singola immagine ma una sequenza di immagini), fino a diventare un led rosso.
Nasce così “Nuovo vivo”: ora la linea rossa è in mezzo alla foto, la rompe in due, è frattura avendo superato il limite spazio – temporale presente all’interno della cella di “Mezza Galera”.
Si è trasformata in luce e passaggio reale, un gate da cui nasce una continuità perenne spazio – temporale.
In questo modo Giovanni ritorna alla purezza della fotografia, essendo costretto a fotografare la sua stessa linea rossa, nata come apertura per arrivare a essere frattura.
Ecco perché entrando nel suo studio la prima cosa che ti colpisce è un led rosso lungo due metri appoggiato a una parete, che ti invita ad attraversarlo per andare oltre, verso l’infinito.
E nello stesso momento provi la sensazione di conoscere Giovanni da sempre, pur avendolo incontrato per la prima volta solo qualche giorno prima, e apprezzi la sua generosità nel condividere i suoi stati d’animo più profondi attraverso le sue fotografie e il suo racconto, il tutto all’insegna di una continuità perenne che di questi tempi è raramente riscontrabile nei rapporti umani.
Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità
a cura di *Edoardo Marcenaro
* Edoardo Marcenaro lavora da venticinque anni come giurista di impresa in società multinazionali e ha come hobby l’arte moderna, contemporanea e post-contemporanea. È collezionista e curatore di mostre, essendosi negli ultimi anni concentrato su opere realizzate su banconote americane rigorosamente originali, dai dollari che Andy Warhol firmava alla fine delle sue feste alla Factory, fino ad arrivare ai dollari distribuiti da Edoardo a tutti i suoi amici artisti per trasformarli in opere d’arte.