In arrivo Arte in Nuvola. Adriana Polveroni: «l’anno scorso è stato un banco di prova, questa volta la fiera farà la differenza»

La direttrice artistica della giovane fiera romana parla delle aspettative per un progetto che ha ancora tutto da dimostrare ma che da quest’anno ha ben chiara la sua identità

L’architettura visionaria di Massimiliano Fuksas torna a interpretare il ruolo di scrigno delle meraviglie in occasione della seconda edizione di Arte in Nuvola, la giovanissima fiera d’arte della Capitale che si trova adesso ha dover far fronte a una sfida forse ancora più dura dell’anno precedente. L’esordio del 2021 è stato un momento di sperimentazione che ha diviso le opinioni del pubblico ma che ha certamente dimostrato l’altissimo potenziale di un’iniziativa che ha la possibilità di mostrare l’anima migliore di Roma, non limitandosi alla natura commerciale, ma espandendosi verso la nobile arte della valorizzazione della cultura. Adriana Polveroni, direttrice artistica della rassegna, racconta quale strada è stata scelta per definire un’identità chiara per un evento di straordinaria importanza da molteplici prospettive e che ha il dovere di inserirsi  in un contesto già altamente popolato da altre iniziative simili sul suolo italiano più mature e consolidate sul territorio.

Roma Arte in Nuvola si prepara per un secondo appuntamento ancora più ambizioso della sua prima edizione. Quali caratteristiche innovative presenterà questo nuovo progetto che lei stessa ha definito «un modello di Fiera originale» e quale sarà la sua identità, che fino allo scorso anno era ancora tutta da definire?
«Per ciò che riguarda questa nuova edizione ci sono da parte mia buone aspettative in quanto siamo riusciti a curare la qualità della selezione delle gallerie che prenderanno posto nella Nuvola. Questo è stato possibile perché sono le gallerie stesse che ci hanno dato la loro fiducia. Il percorso di una fiera è lungo, lo scorso anno è stato per noi un banco di prova e oggi ci troviamo ad affrontare questa nuova edizione con energia. Quello che mi aspetto guardando già al futuro è un intensificarsi di questa fiducia oggi concessa. Il mio più importante augurio però riguarda la città: Roma deve fare rete. È necessario che impari a farlo e che cominci a muoversi in maniera omogenea per concentrare il meglio della sua programmazione come è stato fatto recentemente a Torino per Artissima e come è nelle altre grandi città dove si svolgono le fiere d’arte più importanti del paese».

I numeri parlano di un successo della prima edizione ma non sono mancate aspre critiche sulla validità della proposta che è stata ospite lo scorso anno all’interno della Nuvola di Fucksas. Di questi contrasti è stato tenuto per delineare una proposta che, come hanno affermato i detrattori della scorsa edizione, sia all’altezza di una fiera che rispecchi il clima della Capitale?
«Le critiche dello scorso anno mi hanno colpito molto e ci siamo impegnati affinché non si ripetano. Le critiche del resto sono inevitabili, è anche bene che ci siano per comprendere quelle criticità che speso sfuggono all’organizzazione di eventi come il nostro. Molte delle critiche che sono state sollevate durante il “banco di prova” che è stata la scorsa edizione non tenevano conto di una serie di fattori determinanti: due rinvii, la pandemia, l’incertezza finale da parte nostra e soprattutto da parte delle gallerie partecipanti, la paura del rischio che la città non rispondesse. Quest’anno abbiamo dalla nostra parte una maggiore solidità che di certo potrà fare la differenza».

Roma Arte in Nuvola
Adriana Polveroni con il curatore Pier Paolo Pancotto

Arte in Nuvola ha un’anima fortemente femminile. La Sua direzione artistica e la collaborazione con Valentina Ciarallo che peculiarità danno alla nuova edizione della fiera?
«Già lo scorso anno abbiamo attivato questa collaborazione che quest’anno si è deciso di proseguire. Tengo a ringraziare il nostro intero staff che è quasi tutto prevalentemente femminile e che sta imparando a dare forma a quello che fino a poco tempo fa è stato solo un’idea. Non è certo un caso: nel mondo dell’arte ci sono moltissime professioniste, quello che manca ancora è la loro presenza in ruoli di leadership. I vertici rimangono ancora nelle mani degli uomini se non per rari casi».

Al già ricco programma di eventi interni ed esterni si aggiunge anche un nuovo ciclo di performance quotidiane. La dimensione performativa risulta sempre più sfuggente a livello commerciale. Con quale proposito quindi è stato deciso di portare avanti questa scelta all’interno di uno spazio fieristico?
«La nostra identità si gioca anche su questo: avere una proposta di gallerie ma anche culturale di alto livello. I progetti speciali che proponiamo quest’anno sono svincolati dalla vendita come lo sono stati lo scorso anno – tengo a ricordare il lavoro di Jannis Kounellis, Senza titolo (Labirinto) Nabucco, un regalo che ci è stato fatto nel 2021 dal recentemente scomparso Claudio Poleschi – e danno lustro a un programma che non vuole mostrare solo la dimensione commerciale del sistema dell’arte, godendo dell’eccezionale cornice in cui abbiamo il piacere di lavorare. La Nuvola di Fucksas infatti è di per sé una particolare attrazione che ha già dimostrato di essere un unicum tra le fiere del nostro campo. Alle performance si aggiunge anche una serie di talk: in particolare tengo a ricordare quello che è in programma per la prima giornata, un momento di riflessione critico che si distacca da quelli più tradizionali dedicati alla pratica del collezionismo in tutte le sue sfaccettature. Faremo un punto sullo stato di salute del mondo dell’arte, parlando di gender, decolonialismo, nuove pratiche artistiche e tutti gli ospiti sono altamente qualificati, tra altri, parteciperanno Andrea Viliani, Silvia Giambrone, Mistura Allison e Alexis Sornin».

Roma Arte in Nuvola
Christian Jankowski, Everyday Tasks, Sphere of the Gods, 2019

L’arricchimento del programma si inserisce nella strategia di attrazione di un pubblico più ampio possibile, non solo di collezionisti, e che riesca a far emergere la natura culturale di Arte in Nuvola?
«Quest’anno contiamo di replicare il successo che abbiamo riscosso con la prima edizione, sperando in una risposta anche più entusiasta da parte degli addetti ai lavori che sono stati certamente più critici rispetto al pubblico molto ampio e trasversale che ha deciso in molti casi di comprare un’opera per la prima volta e avvicinando la pratica del collezionismo in maniera inedita. Il punto su cui è importante riflettere è questo: vogliamo lasciare che quello dell’arte rimanga un sistema elitario, vanesio e assestante oppure vogliamo aprirci a qualcosa di diverso? Io credo che la Fiera di Roma debba raccogliere questo impegno e ci stiamo così muovendo in questa direzione non certamente ordinaria. Dobbiamo dare l’opportunità di mostrare a una fetta di mondo diversa cosa significhi avere a che fare con l’arte».

Roma Arte in Nuvola

Un importante obiettivo è quello di rendere Arte in Nuvola la fiera che interpreti il ruolo attivatore del mercato dell’arte dell’area centro-meridionale. Quali sono gli elementi che intervengono nella definizione di questa linea sempre più necessaria in un contesto culturale sempre più globalizzato?
«Quando ci siamo trovati a dover decidere il paese ospite che quest’anno avrebbe fatto guardare oltre i confini italiani i visitatori di Arte in Nuvola avevamo molte opzioni ma dedicare invece all’Ucraina quest’opportunità è stato naturale. L’esigenza di prendere una posizione politica era per noi molto importante in questo momento storico. Quando lo abbiamo deciso l’arte dell’Ucraina non era ancora ancora così sotto i riflettori, oggi vediamo come tutti si siano già mossi in quella direzione ma la presenza è comunque importante, soprattutto perché arriva nella Capitale con l’appoggio delle istituzioni e dell’ambasciata ucraina. Oltre al meridione in ogni caso esistono realtà importanti e interessanti anche in tutto il vicino est, senza dover necessariamente arrivare in Cina». 

Il recente cambio di rotta politico che sta coinvolgendo il paese potrebbe determinare notevoli cambiamenti anche in ambito culturale: a suo avviso quali sono le esigenze più impellenti che il nuovo governo ha il dovere di considerare prioritarie per la valorizzazione e la promozione del sistema dell’arte nostrano?
«Di certo la recente pandemia ha peggiorato le già presenti criticità del sistema. Nel mondo dell’arte vedo una tendenza alla localizzazione completamente in controtendenza rispetto alla globalizzazione di ogni altro settore. Non sono ottimista rispetto a quelle che sono le plausibili soluzioni a questo genere di dinamiche. Secondo me è necessario inserire delle “anomalie”, delle capsule resilienti, degli elementi di disturbo che vadano a toccare nel profondo questo sistema. Deve esserci più sostegno verso gli spazi indipendenti, io stessa faccio parte del comitato scientifico di Albumarte, qui a Roma. Seguo gli artisti indipendenti e una cosa che tengo a sottolineare è che lo scorso anno, prima dell’apertura della fiera, ho organizzato quattro incontri con istituzioni indipendenti romane, che però all’epoca non ha avuto sufficiente risonanza. Muoversi in questa direzione è l’unica chance che abbiamo per sfuggire alla concentrazione del potere del sistema dell’arte che oggi vediamo nelle mani di un pugno di gallerie. Noi siamo ancora molto piccoli in Italia ma dobbiamo far sentire la nostra presenza che ha la sua validità». 

Roma Arte in Nuvola
17 – 20 novembre 2022
romaarteinnuvola.eu