La Fondazione Antonio dalle Nogare celebra Mirella Bentivoglio con l’esposizione  “Ri-materializzazione del linguaggio”

La fondazione bolzanina presenta il progetto che ricostruisce la mostra organizzata da Mirella Bentivoglio per la 38a Biennale di Venezia

Ri-materializzazione del linguaggio 1978-2022, la nuova esposizione, aperta al pubblico da domenica 2 ottobre, negli spazi della Fondazione Antonio dalle Nogare a Bolzano, si dimostra essere un monumentale sforzo filologico messo in atto dai curatori Andrea Viliani e Cristiana Perella, accompagnati nella fase di ricerca dalla co-curatrice del progetto Vittoria Pavesi. L’obiettivo, oltre che dare lustro al nome di Mirella Bentivoglio nel centenario della sua nascita,  è quello di rendere giustizia e far riemergere dalle ombre della storia passata la mostra Materializzazione del linguaggio, inaugurata il 20 settembre del 1978 ai Magazzini del Sale alle Zattere, nell’ambito della XXXVIII Biennale di Venezia.

Evelina Schatz, Senza titolo, Courtesy Archivio Lettera_E, Roma

L’esito della mostra organizzata negli anni ’70 non è così positivo a breve termine: la scarsa attenzione dedicata al progetto lo portano ad appassire velocemente, senza concedergli il riverbero meritato. La dimensione femminile nel settore artistico deve ancora essere riconosciuta e la scarsità di spazio dedicato alle artiste all’epoca è solo uno dei tanti sintomi della cultura patriarcale che Mirella Bentivoglio si impegna a combattere con ogni suo mezzo: il primo degli obiettivi a cui mirare è l’alfabeto, strumento potente quanto sottovalutato, nel quale si riconosce il motore primario dell’esercizio del potere, gestito e regolato appunto da una società per lo più al maschile. 

La Materializzazione del linguaggio è un titolo che introduce parallelamente due tematiche:  la prima, più evidente, legata alla volontà di dare corpo alla forma verbale attraverso ricerche differenti, e la seconda, suggerita dal prefisso Mater, sinonimo di donna in quest’accezione, e quindi elemento fondante dell’identità del progetto stesso. 

Irma Blank, Autoritratto E6, 1981, Courtesy the artist and P420, Bologna

Quell’esposizione segna un punto di svolta per la storia dell’arte al femminile in Occidente, in Europa. L’artista Mirella Bentivoglio raccoglie attorno a se più di 90 artiste internazionali, attive in ambiti differenti, dalla poesia fino alle arti visive, per dare struttura a un movimento che fino a quel momento non aveva mai avuto modo di riconoscere le sue potenzialità. «Concepita come il racconto del rapporto fra la donna e il linguaggio» spiegano i curatori, «la mostra comprende una molteplicità di materiali eterogenei e di pratiche individuali e collettive che, nel loro insieme, materializzano un linguaggio inteso e praticato come una modalità di comunicazione non condizionata e trasgressiva». 

Rifiutando il linguaggio patriarcale, opere visuali e testuali, volumi di poesia e prosa, libri d’artista e ricami, performance dal vivo e video, disegni e grafiche, appunti e scarabocchi, fogli e carte si articolano nella mostra del 1978 come espressione poetica, immagine di un’autorappresentazione collettiva, tracce di memoria individuali, corpi in azione. 

Un censimento: una minuziosa e appassionante raccolta delle più interessanti visioni artistiche del ‘900 che per la prima volta hanno l’occasione di avere il giusto rilievo in un mondo fallocentrico come è quello della cultura e delle arti fino alla seconda metà del vecchio secolo. L’esposizione ricostruita oggi nella Fondazione Bolzanina rappresenta un unicum che con l’accurato lavoro di archivio e reperimento dei materiali portato avanti dagli organizzatori ha adesso l’occasione di acquisire nuova linfa, dialogando anche con il contesto storico odierno. Come spiega Andrea Viliani: «Tra le finalità di questo lavoro c’è quella del superamento delle istanze storiche, conducendo le voci di ieri a dialogare con le peculiarità del contemporaneo. Visionarie come non mai sono state queste donne, le cui voci, ancora oggi, continuano a vibrare»

Ri-Materializzazione del Linguaggio. 1978-2022 rappresenta il primo capitolo di un progetto di ricerca di lungo termine, condotto dai curatori per indagare esistenza e consistenza dei Musei di carta, ovvero per esplorare l’interconnessione fra l’identità dell’istituzione museale e quella dell’archivio.

Mirella Bentivoglio, Il cuore della consumatrice ubbidiente (prova funebre), 1975, Courtesy Archivio Mirella Bentivoglio & Gramma_Epsilon Gallery, Athens. Photo Riccardo Ragazzi

Info: fondazioneantoniodallenogare.com

Ri-materializzazione del linguaggio 1978-2022
a cura di Andrea Viliani e Cristiana Perella con Vittoria Pavesi
Fondazione Antonio dalle Nogare – Rafensteiner Weg 19, Bolzano
2 ottobre 2022 – 3 giugno 2023
Artiste in mostra: Annalisa Alloatti, Mirella Bentivoglio, Cathy Berberian, Tomaso Binga, Irma Blank, Blanca Calparsoro, Françoise Canal, Paula Claire, Rochella Cooper, Betty Danon, Sonia Delaunay, Agnes Denes, Chiara Diamantini, Neide Dias de Sà, Lia Drei, Anna Esposito, Amelia Etlinger, Sylvie Fauconnier, Maria Ferrero Gussago, Mona Fillières, Gisela Frankenberg, Luisa Gardini, Ilse Garnier, Rimma Gerlovina, Natalia Goncharova, Pat Grimshaw, Bohumila Grögerová, Shasha Guiga, Elisabetta Gut, Micheline Hachette, Ana Hatherly, Annalies Klophaus, Janina Kraupe, Christina Kubisch, Ketty La Rocca, Katalin Ladik, Maria Lai, Liliana Landi, Sveva Lanza, Paola Levi Montalcini, Laura Marcheschi, Lucia Marcucci, Benedetta Marinetti, Silvia Mejía, Gisella Meo, Aurèlia Muñoz, Giulia Niccolai, Anna Oberto, Anésia Pacheco Chaves, Anna Paci, Anna Paparatti, Jacqueline Phanelleux, Jennifer Pike, Marguerite Pinney, Betty Radin, Regina, Olga Rozanova, Giovanna Sandri, Anne Sauser- Hall, Evelina Schatz, Mira Schendel, Greta Schödl, Eleanor Schott, Berty Skuber, Mary Ellen Solt, Marlise Staehelin, Varvara Fyodorovna Stepanova, Wendy Stone, Chima Sunada, Jacqueline Tarkieltaub, Salette Tavares, Biljana Tomic, Jean Trevor, Janie Van Den Driessche, Carla Vasio, Tatiana Vladimirova Vechorka, Patrizia Vicinelli, Florence Villers, Simona Weller, Francine Widmer, e alcune pratiche artistiche e di ricerca anonime.