MERZBAU. Un dramma in 4 atti (o forse 3)

Accumulo, stratificazione di linguaggi, impulsi: frammenti apparentemente slegati che hanno una tensione comune nel processo.

Interno. Studio Merzbau, Manifattura Tabacchi – Pomeriggio. Un teatrino realizzato con scarti, LE SORELLE, due marionette-scheletri, sedute, poster, fotografie e testi alle pareti. Alcune protesi in lavorazione evocano musi di maiale. Andrea, Desirée, Filippo, Pietro discutono del loro lavoro passato e presente. Raul, il loro cane, gioca con delle pellicce sintetiche a terra.

Di ambienti, scheletri e trasformazioni.
A: «Abbiamo sempre inteso quello che facciamo anche in relazione al suo contorno. Le opere oggettuali, testuali, performative si sviluppano spesso in relazione a luoghi specifici, atmosfere e tensioni psichiche. In Lungo Stura Lazio abbiamo trovato un universo ideale per attivare i meccanismi di finzione, di scatole illusorie, e lavorare sull’ambiente in maniera totale. Ci interessa questa dimensione finzionale e magica, più simile a uno spettacolo da circo di provincia, a una parata clownesca di celebrità reiette».
D: «Come i clown che lontani dalle telecamere non sono più divertenti, ma orrorifici, patetici, così anche i nostri personaggi, scenografie, lavori, ambienti, sono svuotati, anti-estetici».
F: «Recentemente ci siamo interessati, ripensando i formati espositivi su cui avevamo lavorato e l’impianto para-cinematografico di STILI DRAMA, a ciò che avrebbe potuto comportare lavorare in modo più diretto attorno a un impianto teatrale. Abbiamo così iniziato a lavorare a Rusti S. PITTY BLUE & LE SORELLE aka The Law of Remains, circa da gennaio in vari studi tra Torino, Amsterdam e ora qui, a Firenze».
D: «Negli ultimi minuti di STILI DRAMA: La Giostra di Lulu XLI-XLIV, appaiono due Sorelle: da lì abbiamo partorito gli scheletri, due Star ex modelle esorcizzate, delle Wild Women with Steak Knives che modificano la loro personalità in continuazione, riuscendo così a macchiarsi di azioni di cui il loro vero io non sarebbe capace. Sono un incontro Pop ravvicinato con la tragedia, un’esperienza diretta per affilare una forza che viene da dentro».
F: «LE SORELLE non sono personaggi scritti, nascono allo stesso tempo come marionette, lavori scultorei, accumulo di diverse idee attorno all’idea di spazio teatrale (figura-sfondo/oggetto-scenografia) e all’inanimato – abbiamo spesso lavorato con manichini, oggetti antropomorfizzati, identità immateriali che nascondevamo nelle varie costellazioni espositive – sono personaggi bloccati in un limbo, che somiglia tanto a un ufficio in rovina, quanto a un purgatorio, un infernetto. Da qui – un qui scenografico e drammaturgico, raccontano la loro storia e la storia del grottesco allegorico mondo in rovina a cui appartengono».
P: «I processi di accumulazione, stratificazione, accatastamento fanno parte del nostro lavoro in generale, ma sono diventati strutturali per quanto riguarda il progetto di STILI DRAMA, che si fonda appunto su un’idea di raccolta di materiali di cui nulla andrà perso: una sorta di archiviazione schizofrenica e impossibile. Nei primi anni lavoravamo creando situazioni fittizie e precarie, successivamente assemblando e costruendo manufatti che marcivano, bruciavano, si distruggevano consumandosi. Ora invece abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto a lungo termine, dove l’idea di collezione è diventata fondamentale».

RUSTY S. & LE SORELLE aka The Law of Remains I-V, 2022, NAM, Firenze

Di cosa rimane.
A: «La documentazione video o fotografica ha un valore di percezione e amplificazione. Ci interessa un coinvolgimento viscerale quando l’opera o l’evento è vissuto, la sua documentazione non è un evento separato ma parte della cosa in sé. Come le fotografie dei fantasmi o di eventi paranormali».
D: « …che mostrasse l’anima del soggetto fotografato senza i suoi nobili sentimenti».
F: «STILI DRAMA, ci consente di lavorare su una sorta di doppio della nostra ricerca. Ci permette sia di astrarre le coordinate fisiche in cui lavoriamo in uno spazio filmico tanto immaginifico quanto allegorico, più leggero; sia ci dà la possibilità di tenere insieme vari momenti della nostra ricerca all’interno di una dimensione narrativa e filmica comune. Da qui: (1) la concezione del lavoro come una sorta di mosaico; (2) l’attenzione per le modalità espositive dei vari frammenti e la curiosità di poter lavorare in futuro ad una presentazione totale dei vari frammenti e momenti che lo hanno composto».

Del rapporto con il pubblico e di nuove possibilità di fruizione.
A: «Lavoriamo molto sullo spettatore, cerchiamo di costruirlo, come se presentassimo un lavoro per un pubblico specifico. Nel secondo capitolo di STILI DRAMA: La giostra di Lulu abbiamo fatto questo spettacolo osceno per dei manichini che erano l’unico pubblico testimone».
P: «Era la baracca riadattata a cabaret, un night club, con palcoscenico, tavoli e sedute».
F: «I manichini sono questa sorta di creature immobili, corpi in assenza che comunicano telepaticamente: nella loro mancanza hanno pensieri estremamente osceni, carnali, distorti e perversi. Sono pensati all’intersezione di diversi tipi di spettatorialità. Nella loro presenza coesistono un’eccitazione quasi medievale, di piazza delle masse, i finti modi di una media borghesia stereotipata di società e le loro standardizzate e banali reazioni di fronte allo spettacolo, l’oscurità schiamazzante e grottesca di un pubblico da night club».
P: «Nel progetto non c’è una chiara cornice, però tendenzialmente si inserisce in una specie di polarizzazione tra mondi differenti: una città ideale di palazzi vetrati, mezzi disabitati e un mondo suburbano più orrorifico e abitato da creature abnormi. Può essere inteso anche come un lavoro sulla spettatorialità, sull’inscenare uno spettacolo, sull’idea di opera come finzione, su come lo spettatore si relaziona a ciò che vede, su un pubblico fittizio che guarda l’opera che è finzione, un trip magico insomma».
D: «La partitura I am dying presentata ad Amsterdam, vedeva Billy, un performer di 55 anni, inscenare un ragazzo vittima, inconsciamente esibizionista che odia se stesso. Si muoveva tra il pubblico fissando ossessivamente dall’esterno della Stanza a una vetrata un quadro Emocore recuperato a Beirut per il quale abbiamo costruito una cornice in legno che faceva da nido a una colonia di formiche. Billy aveva delle lenti azzurro ghiaccio e grasso ai capelli per favorire la commiserazione crudele del pubblico per il pubblico».
A: «…ma in maniera non esplicita, quindi il pubblico, non era il protagonista della visione ma si trovava di mezzo, scomodo, come di troppo, un impiccio, un’ombra».
P: «Poi in baracca questa è una cosa che viene fatta molto. Uno degli aspetti del posto e di tutte le cose che abbiamo organizzato lì, è dare possibilità di fruizione differenti in cui non è chiaro cosa stai guardando».

Del futuro dopo Firenze.
F: «Cerchiamo di bilanciare eventi che gestiamo in maniera indipendente a commissioni esterne».
A: «Una cosa che vorremmo fare è chiudere questo processo di STILI DRAMA in un evento che ci permetta di posizionare tutti i capitoli in un’opera unica».

RUSTY S. & LE SORELLE aka The Law of Remains I-V, 2022

IL PROGETTO:
Rusti S. PITTY BLUE & LE SORELLE aka The Law of Remains è il terzo capitolo di STILI DRAMA, un lavoro episodico paracinematografico in fieri che si concentra sulla raccolta e l’accumulo di materiali orientati alla realizzazione di un film.
È un progetto dall’impianto teatrale, la cui vicenda ha avuto inizio a partire da un invito da parte di Ilya Smirnov e Anna Teterkina nello spazio Money Gallery, un edificio brutalista, a San Pietroburgo. Protagonisti del lavoro sono due scheletri-marionette, nati da un incendio scoppiato presso Lungo Stura Lazio. Merzbau ha recuperato i materiali e le plastiche bruciate da una piccola discarica e creato queste figure. Il lavoro sarà presentato in forma di video installazione a settembre nel contesto di SUPERBLAST, da Manifattura Tabacchi, dove il collettivo è attualmente in residenza.

MERZBAU, ritratto

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