Una fotografa che ama definirsi Millennial, Claudia Fuggetti, con il suo progetto HOT ZONE indaga il rapporto tra immagine e realtà. Un lavoro fotografico che: «nasce – come afferma – dalla necessità di spiegare le angosce e le ansie tipiche di un periodo storico di transizione» che ci leva, letteralmente, il sonno.
Interessata al tema dell’insonnia, della quale soffriva, Fuggetti, porta avanti una ricerca profonda che tende a rendere immagine visibile l’irrealtà. Il lavoro crea profonde suggestioni, anche grazie a molte licenze poetiche. Le immagini di HOT ZONE, pur catturando scenari naturali, ci riportano nella dimensione onirica, rompendo il binomio fotografia-realtà ben sedimentato nel nostro pensiero. Le fotografie, che attirano la nostra attenzione per la forte carica estetica, restituiscono immagini che rappresentano qualcosa che non è mai accaduto nella realtà sensibile. Si parte da immagini di cose esistenti, ma la manipolazione cromatica le allontana dalla realtà percepita dai sensi. Si vedano, ad esempio, le foto delle grotte, «che sono – dice Fuggetti – state alterate da un punto di vista cromatico e rimandano all’estetica pop e al consumismo».
La ricerca, sociale estetica e poetica, permette all’artista di rappresentare la nostra epoca, nelle sue difficoltà e incoerenze. Un progetto che rende l’immagine un paradosso, che si basa sull’ambiguità del linguaggio, che vuole rendere immagine ciò che immagine normalmente non è. Infatti, la fotografia non potrebbe fotografare un sogno, eppure a questo aspira l’artista. La ricerca per questo progetto parte da un interesse sociologico, così come ogni suo progetto fotografico, e prosegue con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nel particolare della rete neurale, per ricostruire le varie fasi del sonno, o piuttosto del non sonno. La giovane fotografa vuole mostrare che anche le tecnologie hanno bisogno dell’intervento dell’uomo e che per questo non potranno mai essere neutrali, assolutamente corrette e obiettive. Un nuovo paradosso quello del rapporto con la tecnologia: «da un lato – spiega Fuggetti – è la macchina, dall’altro l’uomo, sempre interconnessi».
Osservando queste fotografie, di grande impatto estetico e curate nei minimi dettagli, siamo coinvolti emotivamente e, nelle intenzioni dell’artista, possiamo cogliere i forti segnali di una poetica estetica per riflettere sul nostro rapporto con la realtà e il nostro tempo.