In un’antica masseria nel cuore del Salento, prosegue il lavoro di Nicoletta Rusconi, collezionista e mecenate che dal 2017 porta avanti il progetto di “Independent Domus Exhibiting Art”. Nato come Cascina Maria, all’interno della tenuta di famiglia, e poi evolutosi nel 2020 in Cascina I.D.E.A., nel cuore della campagna piemontese, il progetto si sposta nei mesi estivi in Salento, questa volta per il secondo anno consecutivo da Masseria Canali, dimora privata del collezionista milanese Davide Meretti. Pensata come occasione di sperimentazione, nella volontà di ospitare esperimenti di arte ambientale, I.D.E.A. Salento porta avanti una forma di residenzialità che abbraccia la filosofia dell’architettura della Masseria, che è anzitutto “luogo di progettualità, visioni, rispetto delle forme naturali e del contesto antropologico, paesaggistico e urbanistico del Salento”.
Protagonista di questa nuova edizione è Alice Ronchi (1989), che attraverso una progettualità che transita dalla scultura, alla pittura, all’installazione, porta avanti un lavoro di sintesi tra il rigore della forma e la semplicità d’espressione. Lorenzo Madaro, curatore della mostra, ci racconta come negli spazi di Masseria Canali l’artista investiga forme primigenie, restituendo una visione insieme rigorosa e incantata, in grado di creare scenari immaginifici, popolati da figure geometriche elementari, rassicuranti e familiari.
Da quali spunti riflessivi nasce il progetto di mostra e come si svilupperà a livello espositivo?
«Il progetto nasce grazie alla strettissima collaborazione tra Davide Meretti e Nicoletta Rusconi. Davide è un collezionista milanese che ha acquistato qualche anno fa una masseria nell’agro di Casarano. Penso che, tra tutti, abbia un merito importante: quello di aver concepito questo spazio seguendo uno stile che rispetta il genius loci ma allo stesso tempo apre il Salento a un discorso legato al design, all’arte contemporanea, ad altre geografie anche. La struttura stessa della masseria, con questi grandi spazi ripensati, abitati da mobili e oggetti provenienti da tutto il mondo, fanno sì che nella dimora viva un forte multiculturalismo all’interno degli spazi e delle geometrie abitate. Con Nicoletta Rusconi – l’ideatrice del progetto – hanno pensato anche quest’anno a un progetto di residenza che potesse valorizzare una forma di dialogo tra il contesto e un’artista proveniente da un’altra area geografica, e che ha visto Alice girovagare molto nel territorio, entrando anche in contatto con artigiani, maestranze e tradizioni locali. Si è istituito quindi un doppio filone: da un lato dei lavori concepiti ad hoc che dialogano moltissimo con l’architettura anche interna di Masseria Canali, e dall’altro una serie di lavori appartenenti ad una precedente produzione che ci restituiscono anche l’ambito di ricerca e l’immaginario su cui si muove il lavoro dell’artista».
Sole, è l’opera che dà il titolo alla mostra. A quale tipo di immaginario fa riferimento e in che modo riflette e indaga l’identità del luogo?
«Nello spazio d’accesso alla masseria, sulla porta d’ingresso, un’enorme scultura in tondino di ottone con la scritta “Sole” accompagna la forma dell’arco. È un’opera fortemente legata al territorio e al contesto, ma anche un richiamo alla semplicità e all’intensità di un immaginario connesso con la natura e le sue declinazioni più recondite. Nella pratica di Alice, ritornano spesso parole chiave che attingono a un repertorio poetico. È un discorso che le appartiene profondamente. Riguarda sì, la terra, ma lo fa discostandosi dalla retorica turistica, vacanziera del Salento degli ultimi anni. Ciò che in qualche maniera abita l’immaginario di Alice è la ricerca di una sintesi che si sviluppa sia attraverso queste sculture dalle forme molto primarie, sia attraverso la scelta di parole che vanno a costruire una nomenclatura di un pensiero più ampio».
Quanto è durato il periodo di residenza di Alice Ronchi, da Masseria Canali?
«In realtà è stato un lavoro a più riprese. Non a caso, la residenza si è svolta anche in inverno e in primavera, dei momenti non legati in maniera canonica alla stagione turistica».
La masseria salentina ha un carattere architettonico fortemente connotato, al quale fanno riferimento una serie di immagini, costumi, tradizioni, culturalmente e intimamente legate a quella tipologia di struttura abitativa. Quali aspetti ti hanno colpito maggiormente del luogo, nell’ottica di dover creare un percorso espositivo al suo interno?
«In questi ultimi anni molte masserie sono state invase da diversi stereotipi durante i vari restauri: la scaletta in legno, il cesto di vimini o le finte cementine…una rappresentazione che trovo pleonastica e offensiva verso il contesto, anche rispetto al rigore e alla pulizia visiva delle masserie reali. Di Masseria Canali, invece, mi piace molto il pensiero che ha concepito Davide Meretti, immaginando questo posto come un luogo di sosta, anche di riflessione. Tra l’altro sta facendo un lavoro molto importante anche sul paesaggio intorno, bonificando numerosi ulivi colpiti da xylella e piantando nuovi alberi, dando così anche un esempio di buona pratica: non solo ospite in un periodo di vacanza, ma un nuovo cittadino di un territorio interessante ma anche pieno di drammi e, in questo senso, anche la mostra si sviluppa come nuova offerta culturale».
Durante questo periodo di investigazione del territorio, l’artista è entrata in contatto anche con la sperimentazione di materiali tipici del Salento. Che tipo di opere vedremo in mostra e come il lavoro di Alice Ronchi, anche quello non realizzato specificamente nel periodo di residenza, entra in dialogo con gli spazi della Masseria?
«Fin dall’inizio c’è stata la volontà di lavorare con dei materiali tipici della tradizione locale, come poteva essere la pietra leccese o la cartapesta, poi alla fine è stata la tela, il tessuto, il materiale su cui Alice Ronchi si è concentrata e, infatti, in mostra ci sono dei dipinti di grande formato, dalle forme essenziali, primitive quasi, estremamente sintetiche. Questo discorso bidimensionale è affiancato poi nello spazio dalle sculture, che fanno riferimento a una produzione precedente – “Flora” –, una serie di totem composti da moduli ripetuti in progressione uno sopra l’altro, ispirata al comportamento di crescita delle piante e dello sviluppo dei loro rami».
La mostra sarà visitabile nei mesi di settembre e ottobre su appuntamento scrivendo a: [email protected]