Il caso NFT/Uffizi diventa mediatico: il servizio andato in onda su Le Iene condanna la poca chiarezza della faccenda

Basterà la nota inviata dagli Uffizi a far rientrare il dibattito? Intanto le polemiche si accendono e anche in tv il caso diventa pubblico

Ancora caos sul caso NFT e Uffizi: Dopo l’articolo di Repubblica pubblicato il 25 maggio, che faceva emergere le perplessità del Ministero dei Beni Culturali rispetto al contratto stipulato dal museo fiorentino con la società Cinello per la produzione e la vendita di NFT, e dopo la nota degli Uffizi di replica all’articolo in difesa della metodologia operata per stipulare il contratto in questione, l’argomento si può considerare tutt’altro che archiviato.

Anzi, un servizio andato in onda su Le Iene il 25 maggio (a cura di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti) ha puntato a dimostrare come ci sia stata una leggerezza sia da parte dei musei (già perché gli Uffizi non sono gli unici ad aver accordato a Cinello la riproduzione digitale delle opere della collezione) sia del Ministero stesso nel permettere che un’azienda sia arrivata ad assicurarsi il privilegio di avere sul proprio sito una carrellata di capolavori dell’arte in versione digitale senza essere sottoposta attraverso una selezione pubblica.

Già, perché uno dei punti dolenti della vicenda, sarebbe proprio la mancata realizzazione di una gara pubblica per dare la possibilità a diverse aziende di proporsi ai prestigiosi musei oltre al rischio delle concessioni date ad aziende private di “furbetti” che possono sfruttare le immagini dei musei a loro vantaggio o illegale, come precisa Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla cultura. Ne è fermamente convinto Gian Luca Comandini, esperto NFT e Blockchain che a Le Iene ha affermato: «gli Uffizi avrebbero dovuto fare un bando e avrebbero trovato decine di aziende che fanno questo lavoro da anni autorevoli, affidabili e che probabilmente avrebbero richiesto una commissione media». Una linea che condivide Pierpaolo Forte, componente del Consiglio di amministrazione del Parco archeologico di Pompei.

Nel caso degli Uffizi, il rapporto con l’azienda Cinello autorizzerebbe, secondo quanto riportato da Le Iene, la riproduzione digitale 40 opere degli Uffizi prevedendo che il 50 per cento dei i ricavi netti delle vendite vengano divisi tra museo proprietario dell’opera e Cinello, la società che lo vende. Ricavi che sarebbero da capogiro se si pensa che la riproduzione del Tondo Doni è stata venduta per 240mila euro, di cui Cinello e Uffizi hanno ricavato dalla vendita 70mila euro, esclusi 100mila euro di spese di realizzazione dell’opera a carico dell’acquirente.

Le accuse mosse al museo vengono smentite dal Direttore Eike Schmidt, che precisa: «Questo contratto non prevede gare perché non c’è alcuna esclusiva. Chi viene da noi può chiedere di utilizzare nostre immagini. Cioè basta che ci paga quello che ci spetta». Tra l’altro, sostiene Schmidt, il contratto si è concluso allo scadere dei cinque anni e quindi il diritto alla riproduzione delle immagini mentre sul sito di Cinello gli NFT continuano ad essere venduti: «Il diritto su quelle opere – ribatte Franco Losi di Cinello – è ormai acquisito dall’azienda».

In ogni caso, quello che emerge dal servizio e che ci rincuora è che, forse un po’ in ritardo, tutti si siano messi a studiare la questione NFT per trovare una lettura unica nella decodificazione di situazioni che riguardano la riproduzione digitale di opere d’arte, argomento sempre più all’ordine del giorno. «Oggi tutti sappiamo che cosa sono gli NFT, qualche anno fa non era così – spiega il MInistro Dario Franceschini – stiamo studiando le linee guida per un fenomeno del tutto nuovo».

Le repliche non sembrano comunque volersi quietare: la tempesta mediatica che si è abbattuta sulle Gallerie degli Uffizi viene alimentata ancora dallo stesso direttore Eike Schmidt che sulle pagine di Repubblica del 26 maggio 2022 dichiara: «L’accordo tra il museo degli Uffizi e la società Milanese Cinello è stato trasmesso alla Direzione Generale competente a Roma nel 2017, come da prassi, e non ha suscitato alcun commento o rilievo». Un direttore che non accetta le condanne di illecito, mantenendo la propria posizione su un’operazione di certo all’avanguardia per il sistema museale italiano. La tendenze progressiste del direttore quindi sono ancora bersaglio facile di aspre critiche, in particolare provenienti dal mondo della politica, commenta infatti la vicenda il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni (Lega) che si dice invece favorevole ad un sistema di gare, in modo da non escludere nessuno dalla possibilità di collaborare in futuro in progetti analoghi.