L’arte contro la mafia in un nuovo documentario su Sky Arte

Nella giornata del ricordo, Sky manda in onda un nuovo contenuto che raccoglie i contributi degli artisti nella lotta alla Mafia

Nella giornata commemorativa delle stragi di Mafia che hanno avuto luogo a Palermo e che hanno  segnato indelebilmente una delle pagine di storia recente del nostro paese, si sono recati nel capoluogo siciliano le più alte cariche di stato.

Nel programma di celebrazione si inserisce anche Arte vs mafia, documentario diretto da Simona Risi e scritto da Valeria Parisi, in onda su Sky Arte il 23 maggio alle 21.15 (on demand e streaming su Now). Un viaggio che da voce agli artisti di Palermo che, come indicavano i due magistrati, offrono la cultura e l’arte come armi di riscatto, il bello come risposta alla violenza mafiosa.

All’interno del documentario sono raccolte le testimonianze di ciò che la cultura e l’arte cono state in gradi di fare nella lotta alla criminalità organizzata: le testimonianze di artisti, giornalisti, fotografi, testimoni e famigliari delle vittime (Maria Falcone, Fiammetta Borsellino, Franco La Torre), danno vita ad una intensa narrazione che unisce la riflessione artistica alla cronaca. 

Tante le immagini che ricostruiscono questo mosaico, a partire dalla fotografia scattata da Tony Gentile a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che si sorridono in un momento di intimità e alla quale si ispira il murales che troneggia sul lungomare di Palermo dipinto dagli street artist Rosk e Loste; i volti dei due magistrati hanno ispirato anche la Porta dei Giganti, un’imponente installazione pittorica di Andrea Buglisi su due palazzi costruiti accanto al carcere dell’Ucciardone.

Nell’aula bunker di Palermo, teatro del maxi processo, l’artista Velasco Vitali ha esposto per la prima volta il Branco, opera/metafora itinerante realizzata con rifiuti derivanti dall’abusivismo edilizio, ora esposta nel cortile della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo, dove hanno studiato Falcone e Borsellino e i tanti giovani che ne seguono l’esempio.

Di mafia, ma soprattutto di riscatto nella cultura parla l’artista concettuale Emilio Isgrò che vede la sua Sicilia cancellata come «una terra che ha il problema di non avere avuto, nel passato, un ceto medio: in basso c’era Riina, in alto Pirandello»; le belle fotografie di Ferdinando Scianna raccontano un altro progetto che Isgrò ha dedicato al suo paese nel messinese, il Seme d’Arancia, una gigantesca scultura a forma di seme, il seme della rinascita.

Claudio  Fava ripercorre le tele del padre Giuseppe Fava, scrittore e giornalista ucciso dalla mafia catanese nel 1984 e che combatteva il crimine con le parole come con le immagini;  nella periferia palermitana   è nato Roveto Ardente, un trittico murale di Igor Scalisi Palminteri dedicato a Don Pino Puglisi, il prete ucciso a Brancaccio nel 1994 perché insegnava ai giovani non tanto il catechismo, ma le alternative alla criminalità.

Toccante infine la testimonianza di Letizia Battaglia, che ha visto e fotografato la mattanza della mafia e che ancora nell’intervista rilasciata pochi giorni prima di morire dichiara che il giorno della strage di Capaci scelse di non andare sul luogo dell’esplosione e di smettere di fotografare gli eccidi di mafia «da Falcone in poi ho detto no, non ho fotografato neppure Borsellino e Don Puglisi», per non trasmettere, con il suo obiettivo, soltanto dolore, ma appunto, bellezza.