Cattelan citato in tribunale dallo scultore francese Druet: «Sono io il vero autore delle sue opere, mi deve 5 milioni di euro»

Il 13 maggio la data dello scontro in giudizio che pone al centro dell'attenzione un antico dibattito: l'artista è chi ha l'idea o chi realizza l'opera

Maurizio Cattelan va in tribunale e a citarlo lo scultore Daniel Druet. Non è la prima volta che un artista di fama mondiale viene preso di mira e accusato di plagio (sorte di recente toccata a Jeff Koons). Questa volta però il caso è diverso e il 13 maggio sarà la data decisiva per lo scontro in giudizio che metterà al centro una vecchia questione ma pur sempre attuale: Chi è l’artista, chi fa l’opera o chi la realizza materialmente?

Era la fine degli anni ’90, infatti, quando Maurizio Cattelan avvia la collaborazione con Daniel Druet, talentuoso scultore che lavora al Musée Grévin. La collaborazione consisteva nel richiedere all’abile artista francese di produrre una dozzina di figure di cera iperrealistiche. Molto discusso il modus operandi: Cattelan inviava un fax di dieci righe o i suoi collaboratori italiani, che parlavano a malapena il francese, dando le istruzioni per realizzare le opere. A raccontarlo è lo stesso Daniel Druet a Le Monde: «Era tutto piuttosto vago – spiega – e spettava a me gestirlo». Talentuoso scultore, Drouet per anni ha collaborato con Cattelan lavorando la materia e portando alla luce grandi lavori come Him, l’Hitler in ginocchio battuto per 15 milioni di euro e La Nona ora, il celebre Wojtyla abbattuto da un meteorite.

Che dietro Maurizio Cattelan si celi un autore diverso per molte delle sue sculture è da tempo risaputo ma ciò che Druet rivendica ora è l’autorità sui lavori, e cioè chiede, secondo Le Monde di farsi nominare “autore esclusivo” delle sculture di Cattelan chiedendo di risarcimento quasi 5 milioni di euro (5,25 milioni di dollari) dalla galleria che rappresenta l’artista, La Galerie Perrotin e da La Monnaie di Parigi, istituzione che nel 2016 ha allestito la retrospettiva dedicata a Cattelan.

Ma ancora senso porsi questa domanda? Da Duchamp in poi, l’arte contemporanea è stata travolta da un cambiamento concettuale indelebile. Spostando il lavoro dall’oggetto al concetto, dopo quella svolta non è stato più possibile giudicare i lavori soltanto a partire dalla loro realizzazione estetica. L’idea è ormai sovrana di ogni applicazione tecnica e sarà dura per Druet dimostrare il contrario. D’altra parte, Cattelan non è l’unico ad avvalersi di imprescindibili collaborazioni come questa.

Dietro gli animali imbalsamati di Damien Hirst c’è infatti lo studio di Gloucestershire gestito dall’inseparabile assistente Emily Mayer, mentre Tristan Simmonds è l’ingegnere e progettista a cui si devono le trasposizioni fisiche delle idee di Antony Gormley o Anish Kapoor. Ancora, si dice, che dal lavoro di Michael Smith dipenda un numeroso gruppo di autori britannici, tra cui Rachel Whiteread, Gavin Turk, Keith Tyson e Max Wallinger (come riporta esplicitamente un vecchio articolo su The Guardian). Non resta quindi che attendere con ansia il verdetto, che potrebbe segnare una nuova svolta nell’arte contemporanea.