Tutte le facce di Pier Paolo Pasolini raccontate al Museo della Grafica di Pisa

Al Palazzo Lanfranchi di Pisa apre la nuova grande mostra che celebra il centenario dalla nascita del grande intellettuale italiano

«Lo sapevi, peccare non significa fare il male: non fare il bene, questo significa peccare» asseriva Pier Paolo Pasolini, e sarebbe stato davvero un peccato non dare vita alla mostra Manca sempre qualcosa…, in omaggio ad uno dei più grandi intellettuali di tutti i tempi nell’anno in cui ricorrono i cento anni dalla sua nascita, presso il Museo della Grafica a Palazzo Lanfranchi di Pisa, visitabile fino al prossimo 6 giugno.

C’è tutto Pasolini nelle parole dell’Assessore alle attività produttive, commercio e turismo Paolo Pesciatini, anche curatore della mostra assieme a Davide Rondoni e Massimo Trocchi e con il patrocinio di Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia: «Pasolini è un acrobata del tempo, è stato custode del passato perché vi potesse essere possibilità di un avvenire. Con questo omaggio non abbiamo voluto farne un santino, ma restituirlo al testo per sottrarlo al pretesto. Perché, Pier Paolo Pasolini, ancora oggi, ci interroga e ci provoca con il suo pensiero e la sua opera e persino con il suo cadavere. E, tra i numerosi motivi per cui Pisa ricorda Pasolini per tutto l’arco dell’anno, vi è anche il fatto che scelse personalmente la Piazza dei Miracoli di Pisa per ambientare la Corinto della sua Medea»

La mostra è un ideale viaggio articolato in quattro sezioni, che ben rappresentano il tipico eclettismo che contraddistinse tutta la poetica pasoliniana – Pasolini fu infatti poeta, scrittore, drammaturgo e regista- Il primo capitolo prevede il video Io, Pier Paolo Pasolini, a cura di Casa Testori e di Giuseppe Frangi, una selezione di frammenti che raccontano P.P.P. attraverso il suo stesso raccontarsi: egli asserisce circa la sua visione del mondo, attraverso un’attitudine di matrice sociologica, mentre vaga per quei luoghi marginali ed emarginati da lui tanto amati; ad affiancarne il racconto un contorno di locandine storiche dei suoi film.

I due capitoli successivi altro non sono che due sezioni fotografiche, Matera, la mia Gerusalemme A Pier Paolo, rispettivamente venticinque scatti di Domenico Notarangelo sul set de Il Vangelo secondo Matteo (1964) e tredici scatti intimisti e personali di Elio Ciol a Pasolini: anche questo è un racconto visivo estremamente potente e non didascalico, sono infatti catturati alcuni momenti di pausa dalle riprese del celebre film, attimi inediti, esattamente come quelli in cui trapela la sensibilità dell’intellettuale a 360 gradi, fragilità che si tradisce attraverso quel suo sguardo profondo e misterico.

L’ultima sezione, Una disperata mancanza, una vera e propria mostra nella mostra, vede le opere di Stefano Tonelli, una serie di tecniche miste su carta, materiche e scarne al contempo, raccontare il corpo defunto di Pasolini, la sua ideale trasformazione e la sua pesante assenza nel tempo odierno. Le opere sono affiancate da una potente installazione dell’artista che in modo fedele e suggestivo insieme ci racconta il corpo esanime di Pasolini, un corpo d’inciampo, dietro il quale riecheggia l’urlo vitale e disperato dell’immensa Anna Magnani in Mamma Roma (1962). La mostra ha ricevuto la visita ed il plauso di Graziella Chiarcossi, cugina di Pier Paolo Pasolini e attrice in alcuni dei suoi film, nonché custode del patrimonio intellettuale delle sue opere.

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