Sono Passati dieci anni dall’anno cui a Firenze trovava inizio l’avventura della Galleria Eduardo Secci, che dal 2012 porta avanti un attività di ricerca e di valorizzazione dei giovani e storicizzati talenti del panorama artistico nazionale e internazionale. I confini toscani però si dimostrano un limite da dover superare e dopo l’apertura dello spazio espositivo NOVO nel quartiere Magenta, Eduardo secci inaugura un nuovo corner in un palazzo signorile incastonato nei vicoli del centro storico all’angolo tra via dell’Olmetto e via Amedei.
La cornice milanese diventa nuovo territorio di sperimentazione per instaurare inediti dialoghi tra le proposte contemporanee e i grandi maestri del XX secolo: una sfida che viene affidata dalla galleria ad un team strutturato appositamente a tale scopo, sotto la direzione di Sara Cirillo.
Il raddoppio milanese viene celebrato con l’apertura di due nuove esposizioni che si dimostrano da subito coerenti con le suddette ambizioni della Galleria Eduardo Secci. Nel nuovo spazio viene presentata la mostra Unmatter che, a cura di Alberto Fiz, coinvolge Joshua Hagler, Luisa Rabbia e Maja Ruznic. Osservando le opere esposte, appare evidente come per i tre artisti la pittura sia un’esperienza totalizzante in grado di concepire una rete complessa di segni finalizzati ad individuare una matrice psichica ed emozionale.
Le larghe campiture di Joshua Hagler sviluppano la componente panteistica che investe l’intero processo pittorico secondo quanto accade con Night Swim (For Eileen) (2021), una rapsodia notturna di due metri, dove le forme fluttuano liberamente nello spazio dando vita a immagini fantasmatiche che abitano l’inconscio.

Luisa Rabbia si riappropria del senso profondo della pittura attraverso un’indagine che integra l’intima esperienza dell’io con l’alterità, creando una mappatura che le consente di contemplare ogni aspetto all’interno di una personale cosmologia. Lo dimostra L’attesa (2021), dove la vastità dello spazio sembra trovare accoglienza in un corpo dilatato: «Mi interessano le connessioni tra un paesaggio interno, basato sull’esperienza personale, e un paesaggio collettivo, in cui incontri l’Altro inteso anche come paesaggio fisico, come ambiente», dichiara l’artista.

Anche Maja Ruznic elabora una pittura stratificata, dove le figure sembrano emergere da sottili sovrapposizioni cromatiche come testimoniano Father (Red Light) (2021) e Field (Mother/Deep Red) (2021). L’artista intreccia registri differenti nell’ambito di una ricerca caratterizzata da ininterrotti transiti tra forma e colore, tra memoria e identità.

Nelle sale di NOVO è invece in programma un nuovo progetto affidato alla curatela di Pier Paolo Pancotto, a cui è stata consegnata la direzione artistica dello spazio per il prossimo biennio. L’esposizione, dedicata a Tillman Kaiser, è la prima personale del pittore e scultore austriaco a Milano. La sua pratica artistica mescola linguaggi diversi, che includono pittura, disegno, fotografia, serigrafia, collage e scultura.
Il suo lavoro astratto, a tecnica mista, è caratterizzato da composizioni simmetriche generate da una ripetizione e distorsione prospettica di segni grafici. L’artista dipinge ad olio e acquerello sulle superfici di cianotipi, fotogrammi e fotografie, che vengono applicate su tela e carta. «Eco delle avanguardie storiche, dal Futurismo al Costruttivismo fino ad arrivare all’espressionismo astratto del secondo dopoguerra passando per Cercle et Carré, affiorano nelle sue opere a conferma del continuo slittamento sintattico che si accompagna a quello tecnico. – Spiega il curatore – Il richiamo al modernismo di primo Novecento è rafforzato soprattutto dalla scelta dei materiali impiegati: consistenti ed effimeri al tempo stesso, ad esempio la carta o il cartone che, associati a elementi appartenenti alla vita quotidiana, conferiscono alle sue opere un carattere primordiale, quasi di prototipo»
I dipinti, da cui emergono i motivi moltiplicati scaturendo un effetto caleidoscopico, dialogano con opere scultoree di sembianze futuristiche. Quest’ultime, concepite utilizzando materiali semplici come il cartone, costituiscono forme geometriche reiterate, che evocano le Avanguardie e il Primo Modernismo.