Francesca Leone presenta a Venezia “Take Your Time”, un nuovo progetto espositivo concepito da Danilo Eccher e sostenuto Nomas Foundation

Nell’effervescente inizio della 59.Biennale d’arte di Venezia viene inaugurato il Salone Verde in Calle della Regina con la nuova esposizione di Francesca Leone

Nella cornice veneziana della Biennale si sommano oltre all’esposizione ufficiale curata da Cecilia Alemani decine di eventi collaterali che contribuiscono a trasformare la città in un’enorme festa diffusa. Tra le tante iniziative prende posto nel Salone Verde di Calle della Regina, l’esposizione dedicata ai lavori dell’artista romana Francesca Leone promosso e organizzato da Nomas Foundation, che inaugura il nuovo spazio espositivo nel Sestiere Santa Croce 2258 e rimarrà aperto al pubblico fino alla conclusione della Biennale.

Take Your Time, un invito più che un semplice titolo da associare all’iniziativa veneziana. Il progetto espositivo concepito per l’occasione dall’artista e sviluppato con il curatore Danilo Eccher. L’intuizione prende corpo durante le lunghe riflessioni risultate dall’esperienza delle restirizioni che hanno segnato il primo periodo pandemico. Francesca Leone si immerge nella sua attività di artista e lavora, durante questo apparentemente interminabile lasso di tempo, la materia più povera, abbandonata, considerata ormai priva di ogni generei utilità. 

Lo scarto, privato di ogni funzionalità, viene dall’artista nuovamente irradiato di linfa vitale. Attraverso quindi l’Humanitas, l’attenzione e la cura benevola, alla materia viene restituita la sua “vita poetica”. «In queste opere – spiega Danilo Eccher – è la ruggine che si ossida sul metallo, lo graffia, lo scalfisce, è lei a mostrare il volto del suo tempo ed è su questo viso che il colore accarezza le cicatrici, indica le espressioni, cura le ferite. Sono lamiere che conservano tracce della loro memoria, ricordi fatti di lavoro, fatica, sofferenza, forse anche dolore. Ogni graffio, ogni lacerazione, ogni piega sussurra un proprio racconto, offre allo sguardo l’immagine simbolica di un accadimento che si è perso nell’abbraccio del tempo. Sono – continua il curatore – memorie ossidate, le stesse pelli metalliche che sfidano, in una metafisica grotta carsica, il tempo geologico di rudi stalattiti e stalagmiti».

La serie di installazioni prodotte in lamiera proiettano lo spettatore in un immaginario sospeso in cui il tempo, protagonista assoluto di questo progetto, sembra rallentare, dando l’occasione di porsi interrogativi riguardanti non solo la propria dimensione individuale ma anche, riconnettendosi con l’altro, dando luogo a un’epifania collettiva. Il tempo è il più prezioso dei nostri beni e nulla è degno di essere con esso scambiato. L’antropocene è colpevole di avere privato l’essere umano di tale consapevolezza e proprio da questa condanna che si palesa la congruenza con il tema suggerito dall’esposizione Il latte dei sogni. I quesiti postumani di Take your time guardano al consumo del tempo come uno degli effetti deteriori di Antropocene, suggerendo la possibilità di intraprendere un nuovo rapporto con la materia, non più estrattivo, ma restitutivo.

Info: https://nomasfoundation.com/mostre/francesca-leone-take-your-time/