Viaggio iconografico nella simbologia dell’uovo, da Piero della Francesca, passando per Lucio Fontana fino ad arrivare a Jeff Koons

Simbolo della Pasqua, l'uovo non è solo un richiamo alla resurrezione ma è stato negli anni un elemento raffigurato e reinterpretato da moltissimi artisti

L’uovo è il simbolo della Pasqua e simbolo di resurrezione. La sua storia ha inizio agli albori della cultura e della pittura. L’uovo infatti, mescolato alla tempera, ha creato nella storia pigmenti resistenti al tempo e alle intemperie. Ma l’uovo, oltre che materia prima, è anche forma, quella che rasenta la perfezione della Natura e la disperazione dei matematici/ingegneri/architetti che hanno cercato di svelare i segreti della sua configurazione, resilienza, essenzialità. Un incrocio tra scienza arte e ritualità è quella che caratterizza la storia di questo soggetto.

Era ad esempio usato nella antichità come decorazione di sepolcri e templi proprio per esorcizzare la morte con l’idea della nascita, ma questa non è l’unica chiave di interpretazione di questo simbolo, per i pagani il simbolo si riferisce direttamente alla fertilità, dell’interno ritorno alla vita. Nell’arte ha attraversato epoche e culture creando un archivio maestoso di significati. Il suo uso iconografico è in tutte le culture: dal Giappone alla Polinesia, dal Perù all’India, dall’Egitto alla Finlandia, dalla Cina all’Africa l’uovo è la rappresentazione del seme primordiale da cui tutto ha avuto inizio. La forma dell’uovo, inoltre, sembra fondere il cerchio (simbolo del divino) e il triangolo, direzione dell’ascesi mistica, confermandone la forte carica simbolica.

La stagione d’oro dell’uovo è però il Rinascimento, quando l’immaginario cristiano si lega ai misteri alchemici e neoplatonici, per disseminarsi silenziosamente in mille capolavori. Tra gli esempi più noti citiamo la Pala di Montefeltro realizzata all’incirca nel 1472 da Piero della Francesca e ora conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano. Qui l’uovo diviene quindi contemporaneamente rappresentazione della purezza e perfezione del concepimento di Cristo e simbolo della sua futura Risurrezione, conservando il suo significato religioso. Perfino nel solenne rito della Presentazione della Vergine al Tempio di Tiziano, una vecchia con un cesto di uova appare nei pressi della giovane Maria: presagio di una nascita che cambierà il mondo. 

Un salto di diversi decenni e l’iconologia dell’uovo arriva nell’arte contemporanea integra, intatta, mantenendo la sua placida rotondità. “L’uovo ha una forma perfetta benché sia fatto col culo”, diceva il designer Bruno Munari sottolineando una realtà indiscutibile, la presenza nella forma dell’uovo di semplicità e perfezione che lo porta ad occupare una posizione da protagonista nel mondo dell’arte. Due cose hanno infatti decretato la fortuna dell’uovo tra gli artefici del Modernismo: l’essenzialità formale e la potenza dei suoi significati simbolici. Elementi che troviamo riuniti, per esempio, nella scultura di Costantin Brancusi, con Beginning of the world (1915) e Neonato (1916). La prima è una forma primaria, liscia e lucente che si raddoppia riflettendosi sulla lastra metallica che la sostiene; la seconda coglie invece il momento cruciale in cui l’uovo si schiude per aprirsi a una nuova vita. Per Brancusi l’uovo evoca la nascita di una nuova vita, ma anche l’energia creativa propria di ogni artista, entrambe le opere riescono a tradurre in tre dimensioni infatti l’affermazione dello scultore: “Ciò che è reale non è l’apparenza, ma l’idea, l’essenza delle cose”.

L’uovo si ricomporrà nella sua forma ideale comparendo in alcuni dei quadri del surrealista belga René Magritte ad esempio nelle Affinità elettive, del 1933, un uovo gigantesco riempie nella sua interezza una gabbia per uccelli. Uova sode, sciolte, integre, rotte, incrinate, all’occhio di bue, fritte, insomma in tutte le salse, compaiono nelle opere di un altro grande surrealista, Salvador Dalì. Per lui l’uovo assume un’importanza tale da adornarne i tetti del suo studio a Port LLigat, paesino di pescatori sulla costa brava della  Spagna, qui uova gigantesche si stagliano contro il cielo simili a sentinelle della sua mente sfrenata.  L’artista collega l’uovo alle immagini prenatali dell’universo intrauterino, simbolo quindi di amore e speranza di vita.

Inoltre spesso Dalì nella rappresentazione dell’uovo esalta la dualità dell’esterno duro e dell’interno molle. Nella Metamorfosi di Narciso, del 1937, di forma ovale è la testa del mito greco cui si contrappone la mano che regge un uovo da cui spunta un fiore di narciso. Nel 1948, nel dipinto Aurora, l’alba di un nuovo giorno l’uovo è raffigurato con il rosso e vivo tuorlo, mentre l’albume diviene un fiume solcato in barca dall’essere del futuro. Nella Vénus Spatiale,bronzo, l’uovo poggia in equilibrio sopra il pube in una rappresentazione della fecondità senza tempo come allude la presenza di un orologio che ha perso la sua funzione primaria essendo liquefatto. 

Per tornare adun uovo più essenziale, che recupera tutta la sua pulizia formale, bisogna attendere gli esperimenti fotografici di Man Ray degli anni Venti e Trenta. Pure Man Ray fu affascinato dalle potenzialità formali insite nell’uovo: le esplorò in innovative composizioni fotografiche in bianco e nero e nei celebri rayogrammi, impressioni prodotte dalla luce attraverso il contatto diretto degli oggetti con la pellicola.  A confronto appare quasi tradizionalista la scelta di Andy Warhol, che nelle sue polaroid declinò le uova in versione grafica e a colori vivaci su fondo nero, in cui dell’uovo resta la sagoma, riempita di colori vivaci.

Lucio Fontana è l’artista famoso per la serie di opere “Concetto Spaziale” rappresentato come tagli inflitti alle tele. Fontana negli anni 1963-1964 produrrà una serie di opere intitolate “La Fine Di Dio“. Dove gli antichi avevano visto ardere la fiamma divina, il geniale italo-argentino  riconobbe la Fine di Dio.
Le opere pittoriche di questa serie sono tutte realizzate su grandi telati a forma di uovo, tutte della stessa dimensione che si distinguono tra loro per le diverse costellazioni di “buchi”e/o squarci e/o graffiti” inflitti sulle tele.

Piero Manzoni il 21 luglio 1960, realizza l’evento Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte. In una cerimonia rituale l’artista, dopo aver fatto bollire numerose uova, ha inchiostrato il pollice su un cuscinetto d’inchiostro e l’ha poi premuto sui gusci delle uova. Una volta contrassegnati in questo modo, gli oggetti sono stati dati al pubblico da mangiare. Questa riformulazione del rito eucaristico ha stabilito la categoria dell’artista come martire e dell’arte come “oggetto potente” o reliquia del suo tempo sulla terra”. 

Jeff Koons invece con le sue superfici specchianti dei Cracker Egg. Queste opere giocano sull’idea di fragilità e sul fascino della superficie riflettente. Queste opere fanno parte della serie Celebration che riguarda il ciclo della vita, un concetto che trasmette attraverso appunto l’uso di simboli per segnare pietre miliari nel calendario dell’anno e nella vita: compleanni, San Valentino, Pasqua.

L’uovo è un filo tutt’atro che invisibile che percorre tutta la storia dell’arte e non intende saltare nemmeno la performance. L’artista svizzera Milo Moiré presenta infatti alla Fiera internazionale dell’arte di Colonia una performance unica. In piedi su un cavalletto l’artista lascia cadere dalla propria vagina uova contenenti colori acrili. La tela viene poi piegata in due producendo una macchia che  evoca la forma dell’utero.