Arte e linguaggio nel lavoro di Amalia Pica, ospitata da Fondazione Memmo per la sua prima personale in Italia

L'artista argentina ha realizzato un nuovo corpo di sculture per lo spazio romano rivelando inedite relazioni tra linguaggio e immagini

Dal 12 aprile al 16 ottobre Fondazione Memmo ospita Quasi, la prima personale italiana di Amalia Pica. Artista Argentina, classe 1978, Pica attualmente vive e lavora a Londra e il suo lavoro è presentato in istituzioni pubbliche e private in tutto il mondo. La mostra romana, curata da Francesco Stocchi, rappresenta un nuovo capitolo della ricerca, incentrata sull’analisi delle strategie attuate nella comunicazione e, più in generale, sul ruolo del linguaggio. L’artista, infatti, ha realizzato un corpo di sculture inedite, prosecuzione della serie Catachresis, che ruota intorno alla figura retorica della catacresi. Per catacresi si intende l’estensione di una parola oltre i limiti del suo significato che rivela come linguaggio e immagini possano interagire tra loro, concorrendo alla definizione della realtà. La “gamba del tavolo”, il “braccio della sedia”, il “collo della bottiglia”: sono alcuni esempi di catacresi di cui si serve Amalia Pica per la realizzazione di figure ibride, risultato della commistione di oggetti e forme antropomorfe o animali, dei “quasi” personaggi. Tutte le opere in mostra sono state realizzate dall’artista a Roma nel corso di numerosi sopralluoghi e soggiorni in città, durante i quali l’artista ha avuto l’occasione di collaborare con artigiani esperti nella lavorazione del vetro, elemento ricorrente nella sua pratica. In linea con la programmazione della Fondazione Memmo, l’artista ha avuto modo di avvicinarsi a Roma, alle sue storie e al tessuto produttivo artigianale della città, mettendo così in scena un nuovo capitolo della propria ricerca.

info: www.fondazionememmo.it

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