La guerra tra Russia e Ucraina non si svolge più solamente sui territori dilaniati dalla violenza del conflitto. La tensione tra l’occidente e il paese guidato da Vladimir Putin si intensifica giorno per giorno e la risposta del mondo della cultura sul piano diplomatico appare chiaramente uniforme.
La condanna dell’invasione dell’Ucraina si fa sentire anche attraverso le scelte, in molti casi drastiche, dei musei più importanti d’Europa che già da qualche settimana hanno scelto di tagliare ogni contatto con le istituzioni culturali russe, in particolare con il museo Hermitage di San Pietroburgo, guidato dal veterano direttore Mikhail Piotrovsky, mai schieratosi apertamente contro le scelte politiche di Putin ma anzi confermandosi da sempre vicino alla sua persona. In un’intervista a Forbes Russia, pubblicata il 10 marzo, non il direttore non fa riferimento all’Ucraina o alla guerra e chiosa dicendo: «È molto facile distruggere i legami culturali, ma è molto più difficile ripristinarli rispetto a quelli economici o di altra natura. Quando i ponti vengono distrutti, il dialogo delle culture si trasforma in guerre della memoria. Noi dobbiamo mantenere il dialogo, non importa quanto siano difficili le relazioni politiche»
L’isolamento dell’Hermitage
Il museo russo si trova oggi isolato dalle altre realtà museali che boicottano ogni forma di collaborazione e anzi si sono celermente attivate per ritirare le opere consegnate e rispedire al mittente gli altri manufatti ricevuti in prestito dall’Hermitage.
Tra i partner internazionali che hanno sospeso i legami con il museo di San Pietroburgo ci sono l’Hermitage Amsterdam, una sede satellite del museo finanziata privatamente che ha bruscamente restituito un importante prestito di arte russa d’avanguardia, dando luogo a un’interessante Iniziativa alternativa: “Dopo la rottura del museo con la Russia e la chiusura prematura della mostra attuale, si è creata una situazione eccezionale per noi – afferma il museo in una dichiarazione sulla sua pagina Facebook – Grazie agli altri musei olandesi, possiamo presentare una nuova serie di mostre in cinque capitoli sotto il nome: Dutch Heritage Amsterdam»; Al museo olandese ha fatto eco anche l’Hermitage Foundation UK, ente di beneficenza istituito per raccogliere fondi e promuovere l’Hermitage e l’International Advisory Board del museo di San Pietroburgo, istituito sotto l’egida dell’Unesco nel 1994 e composto da attuali ed ex direttori di musei di tutto il mondo. I membri del consiglio che hanno partecipato ad un incontro online durante l’estate 2021includono Gabriele Finaldi, il direttore della National Gallery di Londra, Barbara Jatta dei Musei Vaticani, Max Hollein del Metropolitan Museum of Art di New York e Kaywin Feldman della National Gallery of Art di Washington, DC.
Il boicottaggio non si ferma
Il Dipartimento del Nord, sezione del Governo regionale francese, ha annunciato alla fine di febbraio la sospensione dei piani per Matisse by Matisse, esposizione realizzata in collaborazione tra il Musée Matisse le Cateau-Cambrésis e il museo privato di Pechino UCCA, a causa dell’alleanza della Cina con la Russia e la tenue neutralità da questa dimostrata dopo l’invasione dell’Ucraina. In programma dal 26 marzo al 26 giugno, la mostra, con un corpo di oltre 250 opere, sarebbe stata la prima mostra del museo Matisse nella Cina continentale.
Le frontiere sono un altro importante problema che non sta agevolando la già complicata situazione dei musei russi e filorussi, in particolare dopo le penali imposte dalla comunità Occidentali sulle operazioni di scambio commerciale. Le dogane finlandesi hanno bloccato tre spedizioni di casse contenenti dipinti e sculture dai musei russi a causa di sospette violazioni delle sanzioni legate all’invasione dell’Ucraina. Sia la dogana finlandese che il ministero della cultura russo, secondo quanto riportato dai media statali, dicono che le opere sequestrate sono state spedite dall’Italia e dal Giappone in Russia dopo lo smantellamento delle mostre in cui sono state ospitate.