Rabbia, decentramento e persistenza del mito. White Noise Gallery presenta la bipersonale di Richie Culver e David Hanes

Lo spazio di via della Seggiola riapre al pubblico proponendo una selezione di lavori con cui i due artisti Richie Culver e David Hanes si confrontano con la presenza del destino nelle nostre vite

L’uomo è morto solo negli scritti dei filosofi, e la decostruzione della mitologia antropica ha trovato sfogo solo nelle pagine di Barthes, Foucault o Haraway. Confinata nell’accademia, la disfatta dell’essere umano è, nel sentire comune, lontana dall’avverarsi. Ancora oggi, infatti, “Confondiamo la scala della nostra vita con quella della storia e ci convinciamo della centralità delle nostre esistenze nell’ordine naturale delle cose”. 

Courtesy White Noise Gallery

L’antropocentrismo, la presunzione di sottoporre ogni evento al controllo umano, ha prodotto il mito del Fato edella Fortuna, oggetto dell’indagine di due artisti, il canadese David Hanes (1987) e l’inglese Richie Culver (1979), impegnati in una serie di prove pittoriche concepite appositamente per Fate & Fortune, mostra inaugurata il 26 marzo negli spazi di White Noise Gallery in Via della Seggiola

Curata da Carlo Maria Lolli Ghetti e Eleonora Aloise, Fate & Fortune è una rassegna solo apparentemente disomogenea che, al contrario, diviene l’occasione perfetta, per due linguaggi così diversi, di accorciare le distanze e di trovare nel discorso sul destino un terreno di riflessione comune.  

Richie Culver, artista troppo spesso liquidato come una sorta di working class hero – etichetta scomoda, dalla quale egli stesso ha voluto prendere le distanze – presenta una serie di tele ad acrilico, in cui brevi frasi, come Less is less (2022) traducono con il distacco dell’ironia il dolore e la rabbia per un destino malevolo. Dal distacco dell’intellettuale, la massima miesiana (“Less is more”) appare, se portata sul piano economico, come una formula vuota, totalmente priva di significato e cambiata di segno. 

Courtesy White Noise Gallery

L’azione di ribaltamento concettuale operata dall’artista è un’operazione violenta che va a coinvolgere anche lo spazio stesso della tela. Da superfici asciutte e inoffensive, le tele di Culver mutano in vere e proprie arene, luoghi di lotta in cui gli strati pittorici si addensano e dove le parole, come in Trust God, Get Money, Get Fat, Die Poor o ancora in Huge fan of your old stuff e Itaio House Itaio Grave – indietreggiano ai limiti dell’illeggibilità per emergere come residui materici di un atto catartico, testimonianze effettive di un riscatto – quantomeno sul piano emotivo – dalle ingiustizie di una sorte chiamata a rispondere dell’iniquità e messa sotto processo dall’artista stesso in una live performance dal forte taglio hooligan.  

Dal destino come bersaglio al destino come dato: quella di David Hanes è una posizione decentrata rispetto a quella di Culver. Nel grande dittico di A Sun (2022), in Jupiter Return (IIII) o ancora in Waxing with Rahu Hanes sceglie di ascoltare la dimensione infantile, puerile, di accogliere il suo “inner child” servendosi sia dell’immaginario classico (l’aquila di Giove) sia della sapienza orientale. Come dal volo dell’aquila gli auguri romani traevano i loro auspici, le antiche popolazioni dell’India vedevano in Rahu – uno dei nove principali corpi celesti (navagraha) dell’astrologia Hindu – l’entità responsabile della malizia, dell’insoddisfazione, del bieco materialismo. A differenza di Culver, Hanes “sospende il giudizio”, scegliendo di non privilegiare un punto di vista particolare: il suo approccio pre-scientifico, pre-intellettuale e a suo modo stoico gli consente di non sentirsi “in credito con il destino” ma, al contrario, di percorrere con serenità il “segmento minuscolo” che gli spetta “sulla retta infinita della storia”. 

Fate & Fortune, David Hanes, Richie Culver
A cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti
Dal 26 marzo al 23 aprile 2022
White Noise Gallery, Via della Seggiola, 9, Roma