Nelson Pernisco a White Noise Gallery: l’artista parigino indaga il concetto di superfluo e salpa alla ricerca di una nuova mitologia universale

White Noise

Roma

La galleria romana White Noise guarda oltre il circuito italiano e si affaccia direttamente sul panorama europeo, dando nuovamente spazio al giovane artista parigino Nelson Pernisco. Una sua nuova personale, Fondere l’universo per saldare il mondo, viene inaugurata nello spazio espositivo di Via della Seggiola 9, dopo l’esordio con la prima mostra del 2019 a lui interamente dedicata. La sfida di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, soci fondatori della galleria, di puntare su un giovane visionario come Nelson Pernisco si dimostra vincente: la doppia esposizione nella sede romana e nello stand che li ha visti per la prima volta tra i partecipanti di Artissima Fair a Torino,  all’inizio del mese di novembre, sottolinea l’attitudine verso la sperimentazione che da sempre appartiene a White Noise. 

La ricerca dell’artista francese è frutto di un periodo di gestazione di due anni, durante i quali Pernisco studia e perfeziona le tecniche di fusione che, già nel 2019, erano cominciate ad essere il cardine della sua indagine creativa. L’alterazione e la lavorazione dell’alluminio rappresentano il fulcro della realizzazione di una serie di opere che culminano nel colossale cancello esposto a Torino, durante la fiera internazionale d’arte. La riflessione di Nelson Pernisco prende piede dall’esigenza di contrastare l’appiattimento del contemporaneo, soggiogato dall’odierno assolutismo del razionale. Ogni elemento del reale nasce con uno scopo nella neo-illuminista dottrina del presente, nulla prende forma dal caso. 

L’obiettivo da raggiungere con la costituzione del grande cancello, che prende il titolo di Ipazia o la fucina celeste, del quale nella galleria sono esposti alcuni frammenti preparatori, è quello di far prendere forma a un oggetto privo di qualsiasi utilità. L’artista risponde alla tendenza contemporanea che porta all’omologante disciplina con un trionfo di indomabile insensatezza. L’oggetto è privo di scopo, nasce per essere osservato e non utilizzato, vive della sua mistica e indecifrabile possenza, costituita dalla stratificazione di oggetti e incrostazioni che ne segnalano il degenerante andamento verso il disastro. 

Nelson Pernisco
Installation view. Courtesy White Noise

Il lavoro di Pernisco è sintetizzabile in quella romantica definizione di Sublime proposta dall’autore britannico Edmund Burke, che nella sua Philosophical enquiry into the origin of our ideas of the sublime and beatiful (1757), parla di orrore piacevole: una sensazione che fa passeggiare su un filo sospeso tra il terribile timore e la pacifica serenità data dalla distanza che separa lo spettatore dal pericolo percepito.  

La miscellanea di simboli destabilizza chi vede danzare ossessivamente sulla superficie d’allumino elementi discordanti e provenienti contemporaneamente dall’immaginario fantascientifico, dallo stile neo classico, fino a giungere alle influenze del graffitismo. È proprio in questa contaminazione che l’artista riconosce la chiave della definizione di una nuova mitologia universale, composta simultaneamente da motivi ed elementi provenienti da culture e località indipendenti. Il filo conduttore che le lega è la venerazione dell’ignoto, ospite del nostro inconscio, che oggi sembra essere estraneo ad un mondo in cui si gode della presunzione di conoscere ogni cosa.

Nell’immaginario contemporaneo una delle poche aree che ancora godono del privilegio dell’ignoranza è l’esplorazione dell’universo. Il buio sconfinato, irraggiungibile per il nostro occhio, ci rende in grado di essere accomunati come essere umani dallo stesso timore reverenziale nei confronti del mistero. Un racconto collettivo che nasce dal mito, dal bisogno di lasciare spazio all’ignoto, dimostrando che la vera libertà si sfiora solo al di fuori delle gabbie della formale conoscenza. 

Info: https://whitenoisegallery.it/en/mostra/fondere-luniverso-per-saldare-il-mondo-en-2/

White Noise Gallery, Via della seggiola 9. Fondere l’universo per saldare il mondo