“L’approdo” di Shaun Tan torna con una nuova edizione speciale

Più che un vero e proprio graphic novel, un volume che narra in profondità senza il bisogno di ricorrere alle parole. Nel 2006 L’approdo di Shaun Tan – ebbene sì, è di quest’opera e del suo autore che stiamo parlando – ha ottenuto un importante successo di pubblico e critica, aggiudicandosi vari premi e rendendo ben conosciuto (e riconoscibile) l’illustratore e scrittore australiano di origine malese anche fuori dai confini.

Così, a distanza quindici anni, fa notizia – tra appassionati e addetti ai lavori – l’uscita di un’edizione speciale de L’approdo. Edito ancora da Tunué questo volume de “L’approdo”(copertina rigira, 176 pagine, 35 euro) custodisce uno sketch book inedito e una sfiziosa sovraccoperta che ne anticipa il contenuto. Questione di dettagli. Ma descrizioni a parte, di cosa stiamo parlando esattamente? Di un silent book che è anche un romanzo a fumetti e un libro illustrato. Ma, prima di tutto, di un’opera unica nel suo genere. È una racconto delicato, che straborda di suoni e di parole aderenti a lingue diverse. Definito dallo scrittore Roberto Saviano «un libro che dovrebbe stare in ogni casa, in ogni libreria, su ogni comodino» – a maggior ragione nel caso di questa edizione speciale – L’approdo è la toccante, intensa storia di un immigrato in un mondo fantastico, fuori dall’ordinario, quasi onirico, con chiari rimandi alla società nella quale viviamo.

Costretto dall’indigenza, l’uomo lascia i suoi affetti più cari – la moglie e la figlia – per intraprendere un lungo e complicato viaggio, a bordo di una nave, da migrante. Vuole rendere migliore la vita della sua famiglia, ed è disposto a tutto pur di riuscirci. Ad aspettarlo, però, c’è un mondo completamente nuovo osservato con lo sguardo emotivo del viaggiatore, che si trova davanti non solo immagini di oggetti cari ma anche di animali esotici, strumenti musicali, abiti. Un caleidoscopio di sentimenti, laddove l’immaginario e il surreale si mescolano, e la perdita e l’ignoto volteggiano con la conquista e il conosciuto.

È un paesaggio urbano – così come lo è sempre stato nelle opere di Shaun Tan, basti pensare a Piccole storie dal centro, solo per fare un esempio – quello che viene sontuosamente mostrato al lettore. Mentre la magia e l’irrisolto che fanno da cornice al lungo (e tutt’altro che semplice) cammino del protagonista alla ricerca di un lavoro che gli cambi l’esistenza. Nella storia il protagonista conosce nuove persone, anche loro migranti, appartenenti a etnie e culture differenti. Eppure, senza nemmeno l’utilizzo della parole, l’uomo riesce (e noi con lui) a comprenderne la lingua e cultura. La diversità come ricchezza, esuli da qualsivoglia retorica, perché a volte (quanto sarebbe meglio poter dire sempre) è possibile capirsi anche solo con un gesto. E, perché no, con un sorriso che cancella, anche solo per un momento, tutte le angosce e le fatiche.

In merito alla genesi di questo volume – che si sfoglia come un album di vecchie e preziose foto, magari un po’ impolverato in soffitta – l’autore, classe 1974, spiega: «Iniziai a mettere in dubbio le mie intenzioni come artista e a riflettere sulla mia attrazione per le storie illustrate surreali. Come potevo collegarla con la preoccupazione suscitata dalle raffigurazioni degli immigrati? Ci pensai molto mentre osservavo diverse immagini d’archivio appese ai muri del mio studio: fotografie sbiadite di stranieri, che si aggrappano nervosamente a valigie e rozzi pacchi, accalcati sul ponte di una nave a vapore».

La narrazione silenziosa è al potere in quest’opera visivo accurata e dettagliata che, seppur con estrema fantasia, documenta con poetica il viaggio di un immigrato (l’immigrazione, tema struggente è da sempre al centro dell’attualità, non sempre dell’umanità). Tutto questo, appunto, senza proferire verbo. Non ci sono dialoghi né didascalie. E non è casuale si tratti di uno dei silent book più citati al mondo. Poiché per raccontare il sacrificio e la speranza di un domani migliore non occorrono tante parole. Anzi, probabilmente neppure una. 

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