Bud Spencer a fumetti

È stato nuotatore di livello olimpionico, camionista in Sudamerica ma, su tutto, eroe di decine di sfiziose pellicole a base di humour e cazzotti. Se tre indizi diventano una prova – e se a questi aggiungiamo un matrimonio lungo e felice nonché una carriera nel cinema iniziata quasi per caso (senza dimenticare alcuni tentativi, falliti, di dieta e molte scorpacciate) – il nome non può essere che uno e uno solo: Bud Spencer. All’anagrafe Carlo Pedersoli, ha formato con Terence Hill (Mario Girotti) un duo indimenticabile, interpretando 18 film (di cui 16 come coppia protagonista). A quasi sei anni di distanza dalla sua morte, avvenuta il 27 giugno 2016, Bud Spencer è protagonista della sua prima biografia a fumetti autorizzata. Edito da Renoir comics, il graphic novel (cartonato, 112 pagine in bianco e nero, 19.90 euro) sceneggiato da Marco Sonseri e disegnato da Roberto Lauciello, rispettivamente classe 1975 e 1971 – con la prefazione dei figli di Carlo: Cristiana, Diamante e Giuseppe Pedersoli – è una storia delicata e toccante. Il piccolo Luca, infatti, incontra il “gigante buono” in un aeroporto, nel corso di una giornata un po’ magica, restando ammaliato dalla storia della sua vita, caratterizzata da avventure, amori, medaglie olimpiche e – ça va sans dire – cazzotti. 

Ne abbiamo parlato con gli autori, chiedendo loro, in primis, come è nata l’idea del volume a fumetti Bud Spencer. Spiega Sonseri: «Ho sempre voluto scrivere una storia in onore di un personaggio che mi accompagna da quando ero bambino. Un volume che raccontasse la vita incredibile di Carlo Pedersoli e la forza iconica di Bud». Riprende Lauciello: «L’editore ha puntato su di me come disegnatore. Inutile dire che sono stato lusingato per essere stato scelto e l’occasione di realizzare un fumetto su un personaggio importante così amato e conosciuto ha rappresentato enorme soddisfazione e una certa preoccupazione». Quindi puntualizza: «Per me Bud Spencer era uno degli appuntamenti più attesi in televisione insieme a mio papà. Ancora oggi non riesco a trattenermi dalle risate proprio come allora, e sono sempre affascinato dall’accoppiata vincente con Terence Hill con il quale ha recitato nei miei film preferiti: Lo chiamavano Trinità, Altrimenti ci arrabbiamo, Chi trova un amico trova un tesoro». 

Sulla stessa linea Sonseri: «Entrambi gli attori hanno accompagnato la mia generazione. Siamo cresciuti con i loro film e continuiamo a vederli nonché a farli conoscere ai più piccoli. Se dovessi scegliere tre pellicole? Non ho dubbi: Lo chiamavano Trinità, Uno sceriffo extraterrestre, poco extra e molto terrestre, Lo chiamavano Bulldozer. Per non parlare poi delle colonne sonore, quasi tutte dei mitici Oliver Onions». Quindi lo sceneggiatore – già scrittore per Renoir comics delle biografie di Giorgio Perlasca, Paolo Borsellino e don Puglisi – affronta un argomento che desta sempre curiosità: la durata del lavoro e il rapporto professionale con l’altro autore. «Fin dal principio io e Roberto abbiamo avuto un’ottima intesa. Nel lavoro è stato assai rapido, impiegando circa 6 mesi ma a questi tempi “contenuti” si deve aggiungere un prima e un dopo. Il “prima” riguarda i contatti iniziali con la famiglia Pedersoli e la successiva approvazione del plot. Il “dopo” comprende la lavorazione del character design, la stesura e la revisione della sceneggiatura e infine la rilettura totale dell’intera l’opera». 

Parole, le sue, nelle quali Lauciello (che nell’occasione si è cimentato con un altro mito nazionalpopolare dopo il graphic novel sulla “maglia nera” del ciclismo, Luigi Malabrocca) si ritrova appieno: «È stata una lavorazione relativamente rapida rispetto ai miei standard, forse per via dell’entusiasmo e del divertimento che ho provato nell’interpretare la sceneggiatura di Marco. Ci siamo confrontati spesso: periodicamente gli inviavo le bozze per aggiornarlo sugli sviluppi e devo dire che ho sempre avuto reazioni entusiaste da parte sua. In alcuni casi concordando piccole modifiche per migliorare il racconto, ma fin da subito abbiamo sempre avuto un ottimo feeling, considerato che ancora oggi non ci siamo mai incontrati di persona». 

Un impegno rilevante, dunque, quello profuso. Anche perché gli autori sono andati a toccare una vera e propria icona del cinema di casa nostra. Ma il risultato finale è dalla loro, come è stato anche riconosciuto dalla stessa famiglia Pedersoli. «Quando i suoi cari ci hanno detto che il libro era un buon libro, dopo averlo letto, abbiamo capito che avevamo fatto centro, che eravamo riusciti, cioè, a raccontare di Bud Spencer e di Carlo Pedersoli, inserendoci anche un’avventura con un finale a sorpresa, che è poi la struttura portante del graphic novel. I feedback che ci hanno inviato ci gratificano e inorgogliscono», chiosano all’unisono i due autori.

Info: www.renoircomics.it 

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