George Stamatakis alla galleria Valentina Bonomo: paesaggi instabili denunciano l’urgenza alla cura del clima

Immersa nella cornice del Ghetto della Capitale, la galleria Valentina Bonomo porta per la prima volta agli occhi del pubblico romano le opere dell’artista greco George Stamatakis. Le candide pareti dell’appartamento nascosto all’interno di un convento del XV secolo, come una perla nella sua conchiglia, accolgono l’esordio del pittore che, oltre ad avere uno spazio all’interno della galleria, ha potuto vedere esposti i suoi ultimi lavori anche durante Arte in Nuvola, la prima edizione della nuova fiera romana dedicata al mercato dell’arte. 

L’artista porta in esposizione una serie di tele dal carattere sobrio all’apparenza, delicati strati di colore che mostrano paesaggi rarefatti e a tratti onirici. Nella raffinata figurazione dei soggetti però Stamatakis nasconde una forte carica di responsabilità civile, tendenza presente anche nei suoi lavori meno recenti e che spesso rasentano l’attivismo. L’attenzione viene rivolta principalmente verso uno dei temi più caldi del contemporaneo e che sempre più artisti indagano con originalità e attenzione: la protezione del pianeta. 

Stamatakis osserva e racconta la terra nella sua unicità, come unico astro in grado di permettere la vita, e proprio per questo immensamente più prezioso rispetto a tutti i miliardi di stelle che la contornano. Da questa riflessione parte la denuncia verso l’esigenza di prendersi cura del tesoro che abbiamo ereditato come collettività. 

George Stamatakis
Atmosfera. Courtesy galleria Valentina Bonomo

L’ultima serie di dipinti, realizzata nel corso del 2021 e presentata nella galleria Valentina Bonomo, consiste in paesaggi dagli orizzonti bassi, la cui composizione lascia maggiore spazio al cielo che alla terra. Vedute sobrie, dai contorni appannati, oppresse da cieli plumbei che le oscurano e le confinano anziché aprirle verso dimensioni celesti, provocano sensazioni intense nell’osservatore. 

Le atmosfere che Stamatakis produce attraverso l’utilizzo di una tavolozza essenziale, composta esclusivamente di due colori, il bianco titanio e il bruno Van Dyck, richiamano l’opprimente senso di soffocamento che l’impatto dell’uomo proietta sul pianeta. Strato dopo strato, la pittura produce una straordinaria gradazione di sfumature che danno ai paesaggi un sapore consumato.  Non è affatto casuale la scelta della pittura a olio che l’artista seleziona per la sua caratteristica tendenza verso la trasformazione nel corso del tempo. L’ossidazione del colore, infatti, gradualmente provocherà il virare su toni giallo-marroni. Questa degenerazione dei dipinti metaforicamente rappresenta l’incedere lento ma inesorabile della natura e del clima verso la catastrofe. 

Stamatakis riesce ad evocare con eleganza l’esigenza del presente e a prendersi carico della responsabilità del futuro. Una questione condivisa che ci rende collettività in un mondo sempre più frammentato, concentrato sull’entità individuale e sempre meno predisposto e prendere visione di una grande identità comune. 

Info: https://galleriabonomo.com/portfolio-item/george-stamatakis-atmosfera-2021/