Dimenticate il Roberto Recchioni curatore e sceneggiatore di Dylan Dog, ma anche l’autore di Orfani, di John Doe, di Chanbara, di Monolith oppure di Roma sarà distrutta in un giorno o di La fine della ragione. Ma, per uscire dai graphic novel, anche quello dei romanzi fantasy come Ya, la battaglia di Campocarne e Ya, l’ammazzadragi. Nulla di tutto questo. Perlomeno per tutto il tempo che avrete tra le mani il libro a fumetti Cane Grinta – presentato e messo in vendita in anteprima durante Lucca comics and games 2021 – proposto al lettore in un unico volume costituito da 120 pagine in bianco e nero e a colori (cartonato, formato 18×16,2 centimetri). Un lavoro che, è bene precisarlo, è stato rilasciato in due versioni distinte (entrambe per Edizioni Bd, Tacotoon e Rrobe Prod): una normale (15 euro) e una in edizione limitata con tanto di box a forma di cuccia e le istruzioni di montaggio tipo Ikea per montarla (29 euro); lo special pack, inoltre, è dotato di sticker, magnete, vetrofania da auto, porta sacchetti, medaglietta, litografia firmata e numerata.
Abbiamo parlato di strisce raccolte in un unico libro – rimasterizzate e con l’aggiunta di tre storie inedite, varie illustrazioni e dietro le quinte – perché Cane Grinta (vera e propria storia di un’amicizia a quattro zampe) nasce prima di tutto sulle pagine social dell’autore romano. Già, perché Recchioni – classe 1974, è sceneggiatore e soggettista per il fumetto e il cinema, illustratore (appunto), critico e personalità web – presenta al pubblico una raccolta di strips che ha realizzato nel corso degli ultimi mesi costretto a casa. A spiegarlo nel dettaglio è la stessa “rockstar del fumetto italiano” (come è stato ribattezzato): «Mi sono trovato reduce da un brutto incidente in moto – altra grande passione di Rrobe insieme alla musica rock, al cinema (scrive come critico per la rivista Best movie e per il portale di Screenweek) e ai videogiochi, solo per citarne alcune (ndr) – e non sapevo se sarei tornato a camminare, poiché le prospettive iniziali spaziavano dall’amputazione all’immobilità».
Bloccato sul divano di casa per parecchi mesi, Recchioni ha scoperto che a mancargli era un aspetto che invece, di prassi, lo seccava: portare a spasso il suo fedele amico. Da qui, l’inrtuizione. «Ho realizzato una prima striscia in cui immaginavo me e Grinta – che è un cane anziano e dunque avevo anche l’ansia che non sarei realmente più riuscito a portarlo fuori – che andavamo al parco». Una prima striscia comica postata sui social che ha determinato un forte impatto tra i follower di “Rrobe”, tanto da indurlo a farne un’altra. E poi a seguire. È andato avanti così per 8 mesi, ed il risultato finale è Cane Grinta, che l’autore definisce «il miglior progetto editoriale che ho mai mandato in stampa. È un volume fisicamente fantastico».
Ed eccolo il “nostro” Grinta – con lui anche i gatti Rocky Horror e Teppista, gli altri due animali di casa Recchioni e sue spalle comiche ideali – un attempato cane («non chiamatelo vecchio, che si offende», spiega l’autore) pauroso (da qui l’ossimoro del nome) non di rado assonnato e, soprattutto, spaventato praticamente da tutto (“se si fossero scordati di me? Se mi trovassero ingrassato? Se non mi volessero più bene?” è la sua ansia mentre attende a casa il ritorno di Recchioni e della compagna). Ma, al contempo, tenero e dolcissimo in ogni sua sfaccettatura. E, soprattutto, protagonista di vicende ironiche e surreali. Precisazioni, queste, più che doverose per raccontare al meglio Cane Grinta. Un lavoro estremamente profondo e intimo, che bypassa il mero racconto di una serie di (spassosi e sui generis) episodi di vita in casa e fuori dalle mura domestiche. Ciò detto, comunque la si pensi dell’autore (sui social è amato e odiato, basti pensare che ci sono pagine Facebook che chiedono alla Bonelli di rimuoverlo dal suo ruolo di curatore di Dylan Dog). Allo stesso tempo, però, circolano in rete/sui forum commenti quasi da groupie (che quindi bilanciano il tutto).
Cane Grinta è un lavoro “coraggioso” a suo modo, poiché lontano anni luce da quanto l’autore capitolino ha realizzato fin’ora. Sfogliando le pagine è impossibile non soffermarsi sulla storia dove compare anche la mamma di Recchioni. Quel “tsk” pronunciato è una carezza non solo per Grinta (sguardo languido, interrogativo o spaventato: non si scappa) – che tra pisolini sull’amata poltrona, convivenze con i felini e tante crocchette è impossibile non amare – ma anche per il lettore che ravvisa determinate, intime, mancanze. Si dice che i cani assomiglino ai loro padroni: non è sempre così ma di certo, chi ha un amico a quattro zampe, rivedrà in Grinta qualcosa del suo. Quel qualcosa che un giorno gli mancherà.
Info: www.edizionibd.it