Horror e mistero, ma anche tanto sociale. Tutto concentrato nel graphic novel “La bambina pagana” di Tuti e Granato

Roma

Antica cittadina rasa al suolo dal terremoto del 1976 e riedificata tale e quale al Medioevo, Venzone – a pochi passi dalla Slovenia, dichiarata monumento nazionale – fa da cornice ad un terribile accadimento: il ritrovamento del corpo senza vita di una bimba adagiato sul sagrato del duomo. L’ispettore Thomas Mei, ex alpino del 14° reggimento, si reca sul posto (“conosceva i luoghi e l’indole della gente che li abitava”) e osserva con attenzione quel corpo rannicchiato in posizione fetale. Le mani della piccola sono strette al petto e i piedi a croce come a cercare un’ultima traccia di calore. Di umanità. Certo, i resti risultano ben conservati, ma la morte non è giunta di recente. Si tratta, senza alcun dubbio, di una mummia. Un dettaglio (non da poco) che risulterebbe assurdo in qualsivoglia circostanza, in altri lidi, ma non a Venzone, noto ai più come il paese delle mummie. È l’incipit del volume a fumetti La bambina pagana (cartonato, 84 pagine in bianco e nero, 18 euro), scritto da Ilaria Tuti e disegnato da Ivano Granato per Round Robin editrice.

«La bambina pagana è basato sul mio omonimo racconto con cui ho vinto, nel 2014, il premio Gran Giallo Città di Cattolica. Si tratta di una storia breve, che per me ha rappresentato il primo vero passo nel mondo editoriale, ma che contiene comunque tutti i temi che continuo tutt’oggi a indagare: le radici, le origini, l’amore per la mia terra (il Friuli), per il passato, per il mondo dell’infanzia – spesso tradito da quello adulto – la maternità, la condizione femminile». Quindi interviene Granato, che precisa: «Trattandosi della mia prima pubblicazione ho ravvisato alcune difficoltà. Su tutte, quella di essere entrata nel mondo lavorativo con ritmi di consegne particolarmente serrati e con uno standard qualitativo decisamente alto. Ma sono soddisfatto di come ho lavorato».

E sui disegni di La bambina pagana, anche Tuti esprime tutta la sua soddisfazione: «Le tavole di Ivano sono efficaci, potenti, ma allo stesso tempo colme della sensibilità necessaria per raccontare la storia di una piccola vittima. Mi sono commossa guardandole. Non è semplice raccontare per immagini ciò che è stato pensato per le parole, ma lui ci è riuscito perfettamente, interpretando con la propria creatività ogni sfumatura emotiva, anche la più sottile. I suoi disegni portano in superficie le zone oscure, scolpiscono caratteri e scavano in cerca di segreti». Un volume la cui creazione ha comportato, inevitabilmente, una collaborazione assai stretta tra gli attori coinvolti. «È stato un lavoro a distanza tra me, la casa editrice e l’autrice. In continuo confronto tra di noi, inviavo il mio lavoro – dai layout alla tavola completa inchiostrata – per tenerli aggiornati», spiega il disegnatore. E la stessa Tuti rimarca: «Ho trovato il susseguirsi delle fasi molto naturale. Questo grazie ai professionisti che hanno partecipato allo sviluppo e alla realizzazione».

E quando si fa notare ad entrambi che La bambina pagana sembra avere dei rimandi a Samuel Stern, la serie horror di Bugs Comics che ha preso il via nell’inverno 2019, le risposte non si lasciano attendere. Iniziando da Turi: « Per quanto riguarda la caratterizzazione del personaggio nel racconto, non è una somiglianza voluta, essendo uscito nel 2014, ma sicuramente mi fa piacere, perché amo le atmosfere horror e il mistero, e tutti i personaggi pieni di ombre». Quindi la replica di Granato: «Adesso che me lo fai notare, in effetti il personaggio ricorda molto Samuel Stern, ma la mia ispirazione non parte da lì. Per tutti i personaggi sono partito dalla base di attori reali, basti pensare che per il protagonista principale ho preso spunto da Colin Farrell. Per lo stile delle tavole, invece, l’ispirazione mi è arrivata da diversi autori, in particolar modo da Eduardo Risso, fumettista argentino».


Info: www.roundrobineditrice.it

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