Il canto del cigno di Christo: Parigi inaugura l’ultima installazione del duo di artisti che ha mostrato la bellezza nascondendola

Parigi

La natura immortale dell’arte è innegabile. Lo dimostra la permanenza dei grandi manufatti e degli stupefacenti capolavori del passato nel nostro presente, ancora più strabiliante è però la capacità di rimanere impressi nella memoria collettiva attraverso creazioni destinate a sparire nella loro forma fisica, poco dopo la loro realizzazione.

Il 31 maggio 2021 si è spento a 84 anni nella sua casa di New York Christo Javacheff, un artista unico nel suo genere, capace di intervenire sul paesaggio e modificare l’esistente, rendendo evidente ciò che spesso è sotto il nostro sguardo, nascondendolo.

Fondamentale è perpetuare un ricordo veritiero della storia ed è quindi necessario citare la compagna di vita dell’artista, Jeanne Claude de Guillebon, scomparsa nel 2009. Insieme Christo e Jean Claude hanno formato un duo creativo che ha riformato l’estetica del ‘900 ribaltando la visione duchampiana dell’innalzamento dell’oggetto comune a oggetto d’arte. La fase più celebre del loro lavoro con gli impacchettanti di grandi edifici in importanti città europee e americane giunge al termine con la realizzazione di una visione covata già dagli anni ’60 del secolo scorso.

L’OPERA POSTUMA
L’arc du Trionphe di Parigi è il protagonista dell’ultimo spettacolo postumo del duo che domani, sabato 18 settembre 2021, viene inaugurato e mostrato al pubblico che durante le ultime settimane ha potuto osservare i lunghi lavori preparatori portati avanti da tecnici e ingegneri. Lunghe sezioni di polypropylene bianca, blu e rossa, in onore della bandiera tricolore di Francia, scendono lungo il candido marmo dell’arco di età napoleonica che celebra le gesta dell’imperatore Bonaparte nella battaglia di Austerlitz. 

Dopo un primo momento della sua vita trascorso in totale indipendenza, Christo Javacheff si unisce a Jeanne Claude de Guillebon diventando insieme punti di riferimento per la corrente riconosciuta come Land art, etichetta tratta dal documentario omonimo girato nel 1968 dal Gerry Schum, senza prendere mai ufficialmente parte a questo movimento internazionale, rimanendo invece fedeli alla cerchia di artisti europei appartenenti al Nouveau Réalisme.

Christo
Christo e Jeanne-Claude davanti alla loro installazione di fronte al Pont Neuf a Parigi, 1985

Lo scandalo pubblico nei confronti delle installazioni del duo Christo è sempre stato in agguato a causa della percezione delle opere come insulti ai luoghi prescelti, unanimemente riconosciuti come un patrimonio inestimabile ed intoccabile.

Anche in questa occasione, l’intervento nasce dalla volontà di dare un nuovo volto ad una sezione di Parigi, come già nel 1985 il duo Christo aveva fatto nella capitale francese con l’installazione di un grande telo sopra il Pont Neuf, ma le critiche non sono mancate neppure allora. 

L’enorme impiego di risorse continua oggi a instillare dubbi sulla correttezza di un intervento di tale natura in molteplici dibattiti ma l’operazione Arc de Triomphe empaqueté, così titolata dagli stessi artisti, vale molto più di uno sguardo pieno di meraviglia, simboleggia la volontà di un popolo e di una città di volere guardare al domani. Lo slittamento della realizzazione dell’iniziativa dalla seconda metà del 2020 a fine 2021 è stata causata proprio dal diffondersi della pandemia ma è il momento di dare nuovo slancio all’oggi e celebrare due delle menti più creative del XX secolo.