Si apre la porticina della cameretta di Vincent van Gogh, per fare entrare lettori «dai 5 ai 99 anni», come riporta la quarta di copertina del volume (cartonato, 46 pagine a colori, 18 euro) pubblicato da Gallucci editore. Realizzato a quattro mani da Margherita e Rosetta Loy, La cameretta di van Gogh è un libro “accogliente”, delicato nel raccontare la storia di un artista «che viveva con la testa per aria, tanto era incantato dai colori, dal sole e dai girasoli che il sole lo inseguono. Con gli occhi ne faceva una scorpacciata, per portarseli appresso e impastarli sula tela appoggiata al cavalletto».

E se nella lettera al fratello Theo (Arles, 23 gennaio 1889) Van Gogh scrive che “quando ho rivisto i miei quadri, quello che mi sembrava più riuscito era la camera da letto”, perché non declinare l’opera in un grazioso volume dove l’età di chi legge – o di chi ascolta – non ha alcun senso? È la domanda che (forse) si saranno poste Margherita Loy (classe 1959, vive a Lucca) e sua mamma Rosetta Loy (classe 1931, ha trasmesso alla figlia il suo amore per la scrittura), entrambe romane, autrici di un racconto che inizia come una favola: «C’era una volta alla fine dell’Ottocento un pittore, che viveva in Francia, in un paese chiamato Arles. Al centro del paese c’era, e c’è ancora, piazza Lamartine, e sulla piazza c’era, e non c’è più, una casa dipinta di giallo».
Tanto amava questa sua casa gialla, che l’artista la ritrasse in un quadro, dipingendo di giallo (uno dei suoi colori prediletti) anche la piazza. La casa ospitava due camere: una era per Vincent, e l’altra a chi era destinata? La risposta è semplice: al suo più caro amico, il pittore Paul Gauguin, che il primo – a cui non piaceva stare solo – invitava a dipingere insieme in Provenza. Aspettando Godot? No, aspettando Paul, Vincent si mise a dipingere un quadro raffigurante la camera da letto. È un’originale immersione nell’universo dell’artista immortale, La cameretta di Van Gogh, che custodisce le riproduzioni di suoi 23 quadri. La lettura è veloce, snella, eppure rimane addosso una sorta di leggerezza. Troppo spesso sopita.
Info: www.galluccieditore.com
