Da Shining a Terminator, da Flashdance a Nightmare, da Stand by me a Top gun, da Il tempo delle mele a Labyrinth. E ancora, Grosso guaio a Chinatown, Batman, Gremlins, E.T. fino ad arrivare ai «28 film + 1» presi in esame da Matteo Marino e Simone Stefanini, che firmano il corposo saggio illustrato Film pop anni ‘80. Edito da Beccogiallo, il volume (brossurato con alette, 416 pagine, 19 euro) – con disegni di Zeno Colangelo e Jacopo Starace, copertina di Arturo Lauria – prende il la da una serie di (evocative, quasi ”struggenti”) domande che gli autori rivolgono ai propri lettori: «Ti ricordi quando sei andato all’avventura con i Goonies, o hai salvato il mondo con i Ghostbusters, volato su Falkor, ballato con Baby, esultato con Rocky e viaggiato con Marty McFly?». Interrogativi – dalle risposte scontate, si spera – più che leciti: perché le pellicole pop degli anni Ottanta rimangono legate a doppio filo ai ricordi, a una stagione unica della vita («Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?», è una citazione cult del periodo, tratta dal film Stand by me del 1986, diretto da Rob Reiner); lungometraggi, appunto, con i quali molti di noi sono cresciuti, e che non abbracciano esclusivamente la sfera romantico/nostalgica: piuttosto, tali opere sono state in grado di colonizzare, in tutto e per tutto, l’immaginario odierno. Così in questo nuovo lavoro Marino (classe 1977, critico cinematografico, già autore dell’ottimo I segreti di David Lynch sempre per Beccogiallo) e Stefanini (giornalista, critico musicale e musicista, nato nel 1975, ha esordito come scrittore due anni fa con La bella nostalgia per Edizioni Bravagente) si mettono idealmente alla guida della DeLorean di Ritorno al futuro, tornano bambini – in una sala buia, illuminata dallo schermo, pop corn e coca cola in mano – vestendo, però, anche i panni di chi osserva questi classici intramontabili con gli occhi attuali, magari per la prima volta oppure guardandoli di nuovo. Spiegano gli autori: «Nel corso di un recente Lucca comics & games, abbiamo proposto alla casa editrice il nostro progetto, qualcosa che unisse analisi, ironia e sentimento; un saggio con un linguaggio pop, come pop sono i film che esaminiamo». Il risultato è Film pop anni ‘80, un volume che coniuga alla grande storia, tecnica, musica, icone e location ma, soprattutto, «quasi un romanzo di formazione, dove ciascuno può ritrovare la propria giovinezza ma anche vedersi cambiato come sono cambiati i film a riguardarli oggi», proseguono gli autori. Precisando: «Non intendevamo dare spazio solo alla nostalgia e alla celebrazione, che pure ci sono nel libro, ma anche alla prova del tempo, vedere quei comfort movie con occhi nuovi». Una domanda, però, è d’obbligo: come vi siete integrati, nella lavorazione, e quanto tempo è trascorso dall’ok alla pubblicazione? «Dal via libera abbiamo scritto e fatto ricerche ininterrottamente, ogni giorno, per l’intero 2020. Una volta decisa la struttura e il tono, per ogni pellicola buttavamo giù una prima bozza che l’altro poi integrava con le sue analisi e curiosità, e ce la rimpallavamo finché non eravamo soddisfatti». Incalzano: «C’erano sezioni che erano maggiormente appannaggio dell’uno o dell’altro: c’è chi è più critico cinematografico e chi più musicale, chi ha un linguaggio più tecnico, chi più urbano, ma entrambi amiamo parlare senza peli sulla lingua e metterci tanto cuore, ricordi personali, ironia. Dunque, ci siamo dati man forte cercando di sostenere l’uno i punti forti dell’altro, anche scambiandoci di ruolo. L’amalgama derivato è così intrecciato che ogni pagina è come se fosse stata scritta effettivamente a quattro mani». Un lavoro certosino, dunque, che ai lettori offre un doppio binario da percorrere: Film pop anni ‘80, infatti, è rivolto sia a coloro che con tali film sono cresciuti (al cinema, in vhs oppure forte della loro riscoperta attraverso Stranger things, l’acclamata serie targata Netflix) sia a chi li guarda oggi, per la prima volta, e ha una voglia pazzesca di saperne di più. Corre, d’obbligo, a questo punto, una domanda: quali sono le tre pellicole degli anni Ottanta che hanno segnato la vostra infanzia? «Per una questione personale – replica Marino – ti dico E.T., perché è il primo film che ho visto al cinema. Avevo quattro anni e chiesi a mio papà di portarmi. Lo fece, nonostante temesse fossi troppo piccolo. La mia reazione un po’ drammatica e comica alla ”morte” dell’extraterrestre la racconto nel libro. Poi, per il fomento, Ghostbusters. Come terzo, non saprei tra Ritorno al futuro e Labyrinth: ho consumato – letteralmente – entrambe le videocassette». Tocca a Stefanini: «Per quanto mi riguarda, sul podio inserisco Stand by me, perché è tratto da Stephen King – altro amore della vita – e al contempo rappresenta il miglior film di sempre sull’amicizia. È una storia che travalica il tempo, ambientata negli anni Cinquanta americani, che erano un po’, per i nati negli eighties, quello che gli Ottanta sono per noi, quelli del sogno e della rinascita. Ogni santa volta che lo danno in tv, quando entrano le note di contrabbasso della canzone di Ben E. King che gli dà il titolo, mi commuovo come la prima volta. Poi ti cito I Goonies e Rocky 4, per motivi legati ai ricordi di adolescenza, ma anche Flashdance, che ho visto al cinema quattro volte con mia mamma. Sfortunatamente, senza diventare ballerino».
Info: www.beccogiallo.it