Il Mendini paroliere

Roma

A pochi giorni dalla sua morte, spunta il Mendini che non ti aspetti. La casa discografica Industrie Lacerba, infatti, ha appena rilanciato un disco, già pubblicato nel 1983, il cui brano di apertura Casa mia è ispirato, ripetendone concetti e parole, proprio a un editoriale scritto da Alessandro Mendini per la rivista Modo, dal titolo Cinismo abitativo, ben 40 anni fa. Il disco si chiama Architettura Sussurrante ed è il risultato di un lavoro di gruppo tra i Matia Bazar e Magazzini Criminali. La cosa interessante, e da un certo punto di vista poetica, è che tale iniziativa nasceva prima della triste notizia della morte del grande designer e ora questa coincidenza suona come una celebrazione e un ricordo inedito e contemporaneo di un importante interprete della creatività italiana.

La raccolta di brani di Architettura Sussurrante è manifesto di un’idea che slegava la disciplina del design dal suo contesto industriale e consumista. Il discorso è decisamente poetico come si intuisce fin dalle note di copertina scritte dallo stesso Mendini ”(…) quando chiudiamo gli occhi e cerchiamo di percepire l’architettura in maniera più totale, più antropologica che geometrica, ecco l’odore, il tatto, il calore, il buio dell’architettura. (…) Se poi avviciniamo l’orecchio alle mura di una stanza, esse ci parlano, ci dicono il loro messaggio, la loro architettura sussurrante, la nenia accumulata dalle generazioni che fra quelle mura hanno avuto vita e morte, gioia e dolore. Questo è il senso della raccolta di canzoni, dizioni e rumori di questo disco: di essere cioè il suono elemento costitutivo, decoro auditivo di progetti e architetture, di essere la componente sonora di esperienze architettoniche complesse”.

Il progetto ha molteplici richiami concettuali, dalla Musique d’ameublement di Erik Satie, alla ambient music di Brian Eno, musica che definisce uno spazio ma non ha bisogno di essere ascoltata. Ma anche musica che – nelle parole di John Cage – finalmente offre la possibilità di ”fare uscire il compositore dalla sua individualità, restituendo ai suoni la libertà di essere se stessi”. Un pop angolare e narrativo, insomma, lontano dalle classifiche ma anche dalla sperimentazione di genere. Adatto all’orecchio di veri cultori e che trova l’ironica autorevolezza del manifesto nel suo essere progetto corale. 

L’edizione 2019 del disco, pur essendo una riproposizione filologica dell’originale del 1983, non ne è copia anastatica. La copertina è stata ridisegnata dallo studio newyorkese Anti-B Design sulla base di quella dell’epoca, ma con il senso della rivisitazione e dell’omaggio contemporaneo. L’originale pattern elettronico in bassa definizione ha subito un trattamento di messa a fuoco come a voler ribadire l’attualità dell’intero manifesto. Inoltre, Mauro Sabbione – che con Matia Bazar aveva contribuito allora al progetto – offre per questa edizione un obliquo ed espanso rifacimento del brano Casa Mia. Il testo originale è qui utilizzato per intero e come nella versione del 1983 è declamato da un computer, con solo l’evidente differenza nello stato della tecnologia fra ieri ed oggi.

Questo nuovo brano non è incluso nel vinile ma, come progetto parallelo nato con la ri-edizione di Architettura Sussurrante, è disponibile nel CD, nel Download Digitale e, in streaming, su Youtube e Spotify. Il progetto è curato da Industrie Discografiche Lacerba con distribuzione Audioglobe.

[youtube] https://youtu.be/aj-B2OrPu6E[/youtube]

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