The moment is eternity

Oltre 300 capolavori fotografici narrano la storia dell’eternità di uno scatto. Dagli albori della fotografia, fino alle sperimentazioni contemporanea all’avanguardia, la mostra The moment is eternity, Olbricht’s collection, fino al primo aprile alla me collectors room di Berlino, ci spiega la capacità unica della fotografia di rendere un attimo eterno. Nel curare la collezione fotografica di Thomas Olbricht, Annette Kicken narra la storia del medium fotografico dai suoi albori: fotografia artistica, di moda, scientifica, fotografia anonima, in stretto e continuo dialogo con alcuni degli oggetti della parte di collezione del signor Olbricht, che dà vita ad una vera e propria Wunderkammer contemporanea. Ed ecco che nella prima sala ci si presenta il primo dialogo: Otto Dix, Drei Weiber, 1922, Marlene Dumas, Nobody’s baby, 2000, Otto Steinert, Maske einer Tänzerin, 1952 e Schwarzer Akt, 1958. È attorno a quest’ultima immagine che ruota il discorso. Nodo della questione è la bellezza, le sue diverse idee e concezioni e le sue possibilità di rappresentazione. Il corpo umano viene messo sotto i riflettori. L’immagine di Emma che scende le scale, Ema (Akt auf einer Treppe), luminosamente presente e al tempo stesso fugace, dipinta nel 1966 e poi fotografata da Gerard Richter nel 1992 è una delle più famose riproduzioni del motivo proposto per la prima volta da Marcel Duchamp nel 1912. A introdurci nella seconda sala è uno specchio prodotto in Francia nel 1900, che riflette a testa in giù. Lo specchio, interpretato come sguardo dell’individuo in se stesso, come simbolo di Vanitas e come sinonimo di fugacità, è un tema da sempre caro alla fotografia. Un’ampia serie di ritratti lungo tutta la parete sinistra della sala, narra la storia del ritratto fotografico dal 1920. La moglie del contadino di August Sander è seguita da un ritratto di Joel Meyerowitz, Betty di Gerhardt Richter, Cindy Sherman, un favoloso ritratto di Marilyn Monroe di Bert Stern. Introversi, inscenati, silenziosi, che ci guardano, che ci danno le spalle.

Una serie di 43 fotografie di Nicholas Nixon corrono lungo quasi tutta la parete destra della sala. Brown Sisters mostra lo scorrere del tempo. L’artista fotografa sula moglie e le sue tre sorelle dal 1975, ogni anno in occasione di una riunione di famiglia. Un vero e proprio work in progress, che aumenta di anno in anno il corpo dell’opera. Le donne delle immagini ci mostrano non solo un cambiamento fisico, ma anche i cambiamenti della società in cui vivono. La moda cambia, le pettinature cambiano, i tempi cambiano. Sul fondo della sala, a rappresentare il tema dell’eternità attraverso lo scorrere del tempo, l’esposizione di due clessidre. A dominare l’ambiente è una gigantesco ritratto di Franz Gertsch, Irene, 1980, primo ritratto di donna dell’artista, dipinto sulla proiezione di una fotografia su tela. Un dipinto iperrealistico su base fotografica. Il Memento mori è tema centrale della sala successiva. Una collezione di teschietti e teste con due o tre facce occupa un piedistallo nel centro. Anlietz der Zeit di August Sander occupa una parete della sala: attraverso una serie di 60 ritratti , ci mostra un immagine esatta e puntigliosa della società del tempo. Accanto alla serie di Nicholas Nixon e di August Sander, c’è una terza serie nella mostra. 48 Portraits di Gerhard Richter nasce nel 1972, come progetto per il padiglione tedesco della Biennale di Venezia. 48 stereotipi di scienziati, scrittori e compositori dipinti riproducendo la piccolissima immagine vicino alla rispettiva voce enciclopedica. Nel corso di una riflessione sull’eternità, non poteva mancare il tema del paradiso, quello perduto. In dialogo tra loro opere come la famiglia nel campo di nudisti di Diane Arbus, un dipinto che rappresenta la classica idea di paradiso idilliaco, Parijs, Pierre et Paulette di Ed van der Elsken, Los desastres de la guerra di Franzisco Goya. Una parete in cui la rappresentazione dell’amore viene affiancata da durezza e brutalità. La mostra si chiude con la fotografia ai raggi X di un serpente. Realizzata a Vienna ad inizio Diciannovesimo secolo e nata come sperimentazione di divulgazione scientifica, da vita ad una strepitosa natura morta astratta. Fino al primo Aprile 2019, Me collectors room/ Stiftung Olbricht, Auguststr. 68, 10117 Berlin, Info: www.me-berlin.com

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