Itero perpetuo

«Non sei nel privilegio di permetterti di fare domande. Il tempo appartiene a chi lo merita, come la conoscenza. Ora la domanda che devi porti è: io merito la risposta?». Così, senza troppi fronzoli, sulla quarta di copertina di Itero perpetuo (Eris edizioni, 408 pagine, 18 euro), opera prima del fumettista, illustratore e scrittore Adam Tempesta. Una graphic novel in bianco e nero che presenta al lettore, fin da subito, gli elementi cardine della poetica di un autore che non ama molto apparire – «nasce un giorno, nell’anno del 1992, ed è uno spettatore di questa realtà», si legge nella sua biografia – che davvero non contempla il realismo nel suo universo creativo. Ad ogni modo l’intento, tramite i disegni, «è quello di ficcare in testa alle persone di non dare niente per scontato. Il suo sogno è vedere un giorno le persone guardare il cielo, chiedersi cosa c’è oltre il tetto nero dell’universo durante una bella giornata di sole con gli amici».

Va da sé che stiamo parlando di un autore e di un’opera lontani anni luce (per fortuna) dalla canonicità a cui spesso siamo abituati, abile tessitore di una trama narrativa che prende il via dal viaggio disperato di un uomo, un astronauta che, perduto nello spazio più profondo e con una totale amnesia che gli ha cancellato quasi tutti i ricordi, vuole solo fare ritorno a casa. Ma dove si trova? Qual è il suo mondo? Sembra non ricordare nulla, l’unica certezza è che ha una casa e lì c’è la sua famiglia ad aspettarlo. Dunque non può che mettersi in viaggio – «ciò che tu vuoi è il risultato della somma di tante probabilità. Questo è un viaggio, astronauta. Un viaggio dove devi raccogliere più elementi possibili. Non troverai mai ciò che cerchi focalizzandoti su quello che cerchi. Il vero obiettivo lo troverai non cercando» – si sente dire da uno strano polletto (l’universo descritto da Tempesta è pieno di insidie, mostri complotti, minacce aliene, mondi differenti), che al suo risveglio gli offre aiuto, guidandolo – come un modernissimo e “acido” Caronte – nei meandri più insondabili dell’universo. Ed ecco che, capitolo dopo capitolo, ogni certezza (per chi ne ha) viene messa a dura prova, con l’autore che spinge l’acceleratore sull’ironia e su un cinismo quasi filosofico («dopo che avrò finito col polletto, tornerò alla mia attività preferita, purificare i peccatori del mondo. Specialmente quel poco che rimane degli esseri umani», tuona il cattivo di turno). Dunque, se la narrazione oscilla tra l’azione e la commedia, emerge il demenziale a conquistare la scena, senza però mai smarrire – e far smarrire a chi legge – il filo di questa odissea. Nella biografia si legge che Tempesta «è uno spettatore di questa realtà». Una realtà, la sua, deformante e deformata, ma nella vale la pena immergersi. Magari fluttuando come nello spazio. Info: www.erisedizioni.org

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