Il Moma dedica una mostra all’architettura dei rifugiati

New York

Il tema dei migranti è sempre più vicino a quello artistico. Dopo lo scandalo dei gommoni sulle finestre di palazzo Strozzi installati da Ai Weiwei per la sua personale fiorentina, il Moma dedica un’intera mostra all’architettura dei profughi. L’esposizione, intitolata Insecurities: Tracing Displacement and Shelter, è curata da Sean Anderson e Arièle Dionne-Krosnick, direttori del dipartimento di architettura del museo e rimane aperta nella grande mela fino al 22 gennaio.

Non è certo una necessità nuova per architetti e designer creare una forma abitale effimera e funzionale, ma i numeri del presente parlano chiaro e descrivono una popolazione di circa 65 milioni in continuo movimento, una nazione vera e propria, la Refugee Nation che per la prima volta quest’anno ha anche partecipato alle olimpiadi. Nel percorso del museo statunitense troviamo varie risposte date dal problema di abitare uno spazio temporaneo ma che potrebbe rilevarsi definitivo come dimostrano intere città, Dadaab, Kakuma, Dollo Ado e Za’atari, inizialmente nate come centri di accoglienza. Fra gli esempi in mostra troviamo rifugi modulari progettati dall’Ikea Foundation con la collaborazione dell’Agenzia Onu per i rifugiati, gli scatti del fotoreporter Brendan Bannon e i lavori dell’architetto Teddy Cruz. Fra esempi virtuosi e piani fallimentari l’esposizione non mira a dare una risposta certa ma si limita a presentare le soluzioni fino ad ora adottate in materia. Info: www.moma.org