L’immobilità di Sirio Reali

Macerata

Osservando le opere di Sirio Reali si ha l’impressione che il tempo si sia fermato, si ascolta il silenzio trasmesso dall’immobilità degli oggetti rappresentati. Macchine, finestre, balconi e case sono gli oggetti in questione ma anche il titolo della mostra che il pittore espone nelle sale dell’incantevole palazzo Buonaccorsi a Macerata, sua città natale. Promossa dal comune di Macerata e da Macerata musei con il contributo della regione marche e della provincia, l’esposizione è incentrata su quattro serie dell’ultima produzione del pittore marchigiano, attivo sulla scena artistica da ormai cinquanta anni. Sono 113 le opere esposte, di formato e tecniche diverse realizzate tra il 2001 e il 2013. Ideatore di una poetica del tutto personale Sirio Reali è considerato uno degli artisti più interessanti del panorama nazionale. Le sue «rappresentazioni», come lui stesso ama definirle, sono permeate da un realismo visionario che conducono le scenografie pittoriche ad essere subito riconoscibili. Automobili, case, quotidianità metropolitane private della loro vera funzionalità che portano con sé quel pesante ma silente fardello di inquietudine in grado intimorire lo spettatore. Quel senso di smarrimento che viene accentuato dal forte impatto cromatico provocato dall’utilizzo di tinte scure dei marroni e dei grigi e solo a volte riscaldate da audaci schizzi di colore: giallo, arancio, rosa o turchese, presenti soprattutto nelle Case realizzate nell’ultimo periodo. Un percorso enigmatico quindi dove tutto ciò che viene rappresentato è privato di qualsiasi movimento. Dalle finestre murate affacciate sul nulla alle macchine senza sportelli, dalle dimore che sembrano labirinti senza via d’uscita alla totale mancanza di esseri viventi. Ambientazioni e scenari improbabili al limite del metafisico, forma e materia che si legano indissolubilmente in un rapporto dove nulla è lasciato al caso ma tutto all’immaginazione.

Sirio Reali nasce a Macerata nel 1943 e si forma nel locale istituto statale d’arte, dove torna a insegnare fra il 1970 e il 1990, proseguendo gli studi a Roma, all’accademia di Belle arti nella sezione scenografia. Dal 1966 ad oggi la sua attività artistica risulta inarrestabile. Esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero. Nel 2011 ha partecipato alla biennale di Venezia nel Padiglione Italia-Marche. Su di lui scrivono Fulvio Abate, Giulio Angelucci, Paola Ballesi, Massimo De Nardo, Flaminio Gualdoni, Gian Ruggero Manzoni, Ruggero Morresi, Cristina Petrelli, Nino Ricci, Franco Solmi, Italo Tomassoni.

Fino al 9 febbraio, palazzo Buonaccorsi. Info: www.maceratamusei.it

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