La Siria di Tammam Azzam

Dal 12 dicembre al 30 gennaio l’Ayyam Gallery di Londra ospita I, the Syrian la prima personale sul suolo britannico di Tammam Azzam. L’Ayyam Gallery, fondata a Damasco nel 2006, ad oggi annovera sedi a Londra, Dubai e Bheirut ed è tra le realtà più accreditate a livello internazionale nella promozione di opere di artisti provenienti dal Medio Oriente; la sua attività espositiva offre un significativo spaccato sulla realtà dell’arte contemporanea nei paesi di questa regione. Tammam Azzam nasce a Damasco nel 1980. Sin dagli esordi la sua ricerca artistica trova espressione attraverso la pittura; fino a quando i drammatici avvenimenti della crisi siriana cambiano il corso della sua vita e della sua arte: «Dall’inizio della rivolta in Siria, non è solo la mia carriera artistica a essere cambiata, passando dalla pittura all’arte digitale, ma io stesso sono cambiato, profondamente cambiato. Sento di essere diventato un artista diverso e una persona diversa» afferma Azzam, mentre si prepara ad allestire l’installazione per la mostra londinese.

L’esposizione racchiude tre serie di opere che esprimono il lavoro degli ultimi due anni seguito alle riflessioni suscitate dell’esperienza in patria e dalla successiva fuga. Della serie Sirian Museum fa parte Freedom Graffiti (2012), probabilmente la più celebre tra le sue opere, che riproduce Il bacio di Gustav Klimt su un muro di un edificio martoriato dalle granate; così commenta l’autore: «Freedom Graffiti è un’opera interamente digitale, l’ultima delle dieci dedicate a capolavori della’arte mondiale. Parla delle storie che si celano dietro le pareti di un edificio danneggiato dalle raffiche di proiettili: ho immaginato l’intimità che viveva all’interno di quelle stanze, il calore umano della quotidianità prima che l’orrore dei bombardamenti ne sconvolgesse i tratti, è la linea di demarcazione che segna il confine tra tragedia e commedia, tra amore e distruzione». Nella serie Bonvoyage l’artista sottolinea la fragilità delle strutture politiche nel risveglio della rivoluzione. Attraverso la tecnica del collage interi edifici di Damasco possono librarsi in alto, sopra i palazzi del potere, mentre questi vengono inghiottiti e sopraffatti da voragini e cataclismi. L’artista descrive la nuova serie di lavori: «United Russia, United Nations e United States, sono dichiarazioni politiche più che opere in senso stretto. Questi lavori ci dicono che in Siria è in corso una continua lotta tra queste tre grandi potenze, nessuna delle quali ha a cuore la libertà del popolo siriano ma unicamente il raggiungimento dei propri obiettivi. La serie è composta da affermazioni di carattere politico espresse attraverso un linguaggio artistico». Così, infine, afferma quando gli chiediamo quali siano le sue aspettative circa il pubblico londinese: «Non ho aspettative particolari. Ho fatto del mio meglio, attendo di vedere le reazioni del pubblico, sono qui per questo».

Ayaam Gallery, 143 New Bond Street, 1st Floor, W1S 2TP , Londra. Fino al 30 gennaio 2014 – info: www.ayyamgallery.com

 

 

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