Jean Otth è morto. Se ne va un pioniere della videoarte

Chavannes pres Renens

L’artista svizzero Jean Otth, uno dei pionieri della videoarte in Europa, creatore di opere con monitor di televisioni e personal computer, è morto nel suo atelier a Chavannes-pres-Renens, in Svizzera, alla vigilia dei 73 anni. Nato nel 1940, dopo gli studi di storia e filosofia presso l’università di Losanna, Otth Jean ha frequentato la scuola d’arte di Losanna. Da allora la sua traiettoria artistica, ancora influenzata dalla pratica della pittura, è diventata strettamente legata alla nascita di nuove tecnologie. Fino al 1970 Otth ha realizzato una sorta di pittura di segni, più o meno astratti, che, attraverso nuovi supporti come specchio, materiali trasparenti o pellicola diapositiva ha esplorato le modalità di percezione delle immagini. Dal 1971 in poi si è dedicato alla video arte, esponendo a Documenta 6 a Kassel, AS alla Biennale di Venezia e alla Biennale di San Paolo dove ha ricevuto il premio Arte e comunicazione nel 1973. Durante questo periodo ha collaborato con il professor Renè Berger al corso di estetica e mass media all’università di Losanna. Negli anni ’80 Otth ha iniziato a utilizzare il computer nelle sue opere, non solo per la sua possibilità strumentali, ma anche per le sue dimensioni estetiche. Affascinato dalle nuove tecnologie di produzione di immagini, Otth spesso nelle sue opere fa riferimento alla storia dell’arte, letteratura, scienze sociali, e anche il linguaggio e i concetti utilizzati nel settore delle scienze come l’astrofisica. Nella serie di Tv-Perturbazioni (1972) per esempio, Otth ha indagato nella natura dell’immagine televisiva attraverso la decostruzione dei suoi codici, mentre nella serie Limites (1973) ha rivelato i suoi diversi livelli di realtà. Con i Video-miroirs (video-specchi) ha presentato una sintesi di sapere e di vedere, che unisce in un unico spazio e una sola volta il modello (donna), il pittore (la sua immagine in azione) e il sostegno (il monitor).