Verona è contemporanea

Verona, anche quest’anno dedica un lungo percorso espositivo alle realtà emergenti dell’arte contemporanea: First step. Arrivata alla quarta edizione è un iniziativa promossa dall’Accademia delle belle arti di Verona in collaborazione con diverse gallerie d’arte della città. La kermesse vede coinvolti 73 giovani artisti ospitati in 11 location: Studio la città, Giorgio Ghelfi, Lo scudo, Stamperia d’arte Berardinelli, Spazio6, Melepere, ArteRicambi, Ph neutro, BoxArt, Marcorossi, La Giarina arte contemporanea e nella galleria dell’accademia stessa. Fondata il 18 dicembre del 1764, è una delle cinque accademie storiche riconosciute e finanziate dagli enti locali, insieme a quelle di Bergamo, Genova, Perugia e Ravenna.

In questi giorni la struttura è impegnata nella divulgazione delle sfaccettature che il sistema artistico a volte lascia alla deriva e senza controllo. La curatrice dell’iniziativa, Vittoria Coen, cerca di stabilire un primo contatto diretto con l’universo mobile e complesso che avvolge il mondo del contemporaneo spesso stretto nella morsa del mercato senza libertà di respiro, soffocando così una palese richiesta di ossigeno mediatico. Molte personali e altrettante collettive non lasciano dubbi sulla chiara consapevolezza di definire spazio e artista in territori capaci di fondersi.

Boxart con Massimo Reniero, galleria Ph neutro presenta Valentina Cavion, lo Scudi gallery Federico Barbarich, Michela Meneguzzi e Xhimi Hoti. Delle bipersonali sono presentate dalla Giorgio Ghelfi di Piazza Erbe con Valentina Campregher e Alessandro Gretter, la galleria Marcorossi con Silvia Bellani e Alex Von Pentz, La Giarina, invece, dedica le sale a Chiara Lorenzon e Monica Moserle. Spazio 6 con Alexandra Bacher, Francesca Gerardini, Elena Grigoli, Giulia Sandrini e Alice Signoretto, stamperia d’arte Berardinelli presenta Gloria Martinenghi, Flavio Masiero, Diana Taglio. Studio la Città con Valentina Rapetti e l’opera Problemi economici insormontabili: una gabbia di ferro, acrilico, spago e specchio. «La costruzione di questa gabbia – sottolinea Rapetti – ha avuto un lungo percorso ragionato collegato agli ultimi fatti di cronaca nera italiani. Quando ho trovato questa gabbietta arrugginita ho pensato di realizzare una metafora della vita borghese. I tre cappi simboleggiano i tre principali motivi di suicidio in Italia dell’ultimo anno: Equitalia per le tasse, i mutui per la casa e le finanziarie per le piccole spese personali».

Fino al 21 settembre, Verona; info: www.accademiabelleartiverona.it

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