Continua la protesta del mondo dell’audiovisivo contro il taglio del tax credit, il sistema di sovenzionamento del cinema parallelo al fondo unico per lo spettacolo. «Contro i tagli al tax credit decisi dal governo si può pensare di bloccare tutto con uno sciopero a oltranza. Devono capire che la nostra risposta sarà dura. Basterebbe creare una cassa comune, i più ricchi mettono dei soldi, e chi perde il lavoro attinge là, per sei o sette mesi, un anno, quanto serve. Per bloccare una cosa del genere basta fermarsi». Questa è la proposta del regista Giovanni Veronesi, intervenendo all’incontro di stamattina organizzato a Cinè, le giornate professionali di cinema in corso a Riccione, dalle associazioni di settore, fra cui Anica, Agis, Anec, Anem, Centoautori, Apt, per lanciare uno stato di agitazione permanente contro i tagli. Anche se meno drastiche, rispetto a Veronesi, le associazioni di settore, sono pronte a tutte le iniziative di battaglia necessarie (c’è anche chi pensa anche a non mandare i film italiani a Venezia), per riportare il tax credit, dimezzato a 45 milioni dal governo per il 2014 almeno a 90 milioni. «Tutto il cinema è unito in questo, dagli autori alle film commission – spiega Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica – ci troviamo di nuovo nella situazione di lottare contro i tagli, e stavolta è particolarmente sbalorditivo, visto che c’è un presidente del Consiglio che si era impegnato a dimettersi se ci fossero stati tagli alla cultura. Eppure questo è il più drammatico taglio al nostro settore degli ultimi anni».