Dentro l’arte lo spirito

«Le preghiere sono ottenute legando una accanto all’altra le infiorescenze di graminacee, diverse per dimensioni, colori e odori, secondo l’antica tecnica dell’incannucciato. Gli steli, allineati come l’ordito di un tessuto, compongono una fitta sequenza, tenuta insieme da sottili spaghi di canapa». È così che Maura Favero, curatrice della personale Preghiere, presenta le opere di Simone Ialongo. Trame, le sue, che attraversano e uniscono, come «l’intenzione che riunisce le parole d’una preghiera», riprende l’artista.

I lavori che compongono la serie Preghiere – accolti fino al 14 aprile dal teatro Palladium a Roma – incalzano la riflessione avviata da Ialongo con il progetto Indagine all’origine della spiritualità dell’uomo, realizzato lo scorso anno ed esposto, sempre nel 2012, nel museo di preistoria Paolo Graziosi (Firenze). In questa occasione l’artista ha realizzato, tra le altre opere, il Manto della palude, un mantello tessuto con infiorescenze di piante selvatiche provenienti da zone paludose dell’Agro Pontino. Le Preghiere costituiscono una ulteriore riflessione nell’ambito di questa indagine. A questo proposito Favero spiega che «se alla base del Manto della palude è il territorio, inteso come ambiente, ecosistema e interazioni che esso genera e comprende, per le preghiere l’artista ha scelto di lavorare unicamente con le graminacee, ovvero con ciò che costituisce la base dell’alimentazione umana».

Approfondendo tutto ciò che nutre tanto il corpo quanto l’anima, le Preghiere – differenti per dimensioni, colori e odori – creano una sorta di rottura poiché, indicando l’esigenza di alimentare la propria spiritualità, sono esse stesse cibo (dalle graminacee si ottengono infatti il mais, il riso, il grano, l’orzo). Affascinante.

Fino al 14 aprile; teatro Palladium, via dei Magazzini generali 20, Roma; info: www.nufactory.it

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