William Kentridge: l’eco della storia nel suo scorrere

William Kentridge, Vertical thinking: il titolo, ispirato a una delle serigrafie in mostra al Maxxi, descrive il modus operandi caleidoscopico e sempre in divenire che attraversa tutta l’opera dell’artista. Il riferimento al teatro, disciplina cui è dedito sin dal 1970, è spesso presente nei suoi lavori e coniugato con il disegno, la musica, la danza, il film. Questo ricco palinsesto stilistico, tratto distintivo dei suoi film animati, contiene la traccia di una continua metamorfosi: scene disegnate in precedenza sono cancellate e trasformate in nuovi segni. A differenza dalla tecnica tradizionale di animazione, che prevede disegni sempre diversi, Kentridge parte da una base che sottopone a continue varianti, cancellature e aggiunte. La sequenza narrativa dell’opera si sviluppa intorno a un’unica matrice e testimonia gli stati transitori del processo creativo. Questa continua sovrapposizione, presente tanto nella ricerca stilistica quanto nei temi scelti, è per lo più legata all’intensa e viva esplorazione della nostra contemporaneità.

Kentridge disegna la storia del presente, intrecciando gli avvenimenti del suo paese d’origine, il Sudafrica, con le opere dei grandi maestri del passato, fino a toccare temi scientifici e dal sapore esistenziale. Tale linguaggio in divenire ispira l’andamento espositivo della mostra che in questa emozionante presentazione romana include disegni, maquette e serigrafie inedite, esposte insieme ad alcune opere della collezione Maxxi realizzate tra il 1998 e il 2012. La mostra – concepita come un viaggio per immagini che, partendo dalla storia, raggiunge antiche regioni, fino a spingersi tappa dopo tappa, opera dopo opera, al di là delle coordinate terrestri – è un attraversamento di storie, nelle quali i protagonisti transitano cambiando continuamente ambientazione. Diversi mondi accolgono i personaggi: “Preparing the flute” (2004-2005), il teatro in miniatura, include le musiche e soggetti tratti dal Flauto magico di Mozart (1791); “Cemetery with cypresses” (1998), ispirato al Ritorno di Ulisse di Claudio Monteverdi (1641), vede il ritorno dell’eroe acheo in un ospedale di Johannesburg; “Zeno writing” (2002) racconta la sconfitta personale e storica di Zeno, il protagonista del famoso romanzo di Italo Svevo, scelto come allegoria della società sudafricana contemporanea; “Flagellant” (1996-1997), liberamente tratto da Ubu Roi (1896) di Alfred Jarry, è una riflessione sul tema della sofferenza e delle stragi che la storia dell’apartheid ha inferto al continente africano. La mostra prosegue con “North pole map” (2003), il grande arazzo che evoca il viaggio della vita e l’attraversamento dei confini, temi questi presenti anche nell’opera “The refusal of time” (2012).

Presentata in occasione di Documenta (13) a Kassel, ed esposta al Maxxi in prima italiana, questa installazione video nasce da una riflessione pluriennale sul concetto di tempo, che l’artista ha approfondito insieme al fisico e storico della scienza Peter Galison. La coreografia è curata da Dada Masilo, la ballerina sudafricana conosciuta per la sua originale interpretazione del balletto classico rivisitato in chiave tribale. Ripensata per gli spazi della galleria 5 del museo, l’installazione è un’esplosione di musica, immagini, ombre cinesi con al centro una scultura lignea di leonardesca memoria. In una wunderkammer, i preziosi riferimenti, bozzetti preparatori, serigrafie, maquette e “props” di carta, parte del processo creativo di “The refusal of time”. Tali elementi, così come tutte le opere in mostra, suggeriscono una riflessione più ampia che riguarda l’attraversamento dei luoghi e del tempo, seguendo i vari fusi terrestri, dalle albe ai tramonti, fino a cercare un’eco di noi nella storia e nel suo incessante scorrere.

LA MOSTRA

William Kentridge, “Vertical thinking”, a cura di Giulia Ferracci, dal 17 novembre al 3 marzo 2013 Maxxi, via Guido Reni 4a, Roma
Info: www.fondazionemaxxi.it