Una conferenza stampa sottotono, quella tenutasi oggi all’auditorium del Macro di via Nizza per la presentazione delle due mostre, rispettivamente Riffs di Yto Barrada e Rome, a diary di Anders Petersen, entrambe proposte in affiancamento alla prossima apertura di Fotografia – Festival Internazionale di Roma, dal 20 settembre negli spazi del Macro Testaccio. Tra gli assenti, l’assessore Dino Gasperini, ospite atteso nella tavola rotonda presieduta dal direttore Bartolomeo Pietromarchi dove, all’insegna della nuova prestigiosa collaborazione tra Macro e Deutsche Bank, spiccava la presenza del responsabile globale per l’arte Friedhelm Hütte, che solo l’anno scorso aveva premiato la Barrada come vincitrice del premio Deutsche bank’s artist of the year 2011, riconoscimento annuale rivolto a giovani artisti, già emersi per creatività e impegno nel proprio lavoro.
In dialogo con Pietromarchi e Hütte, l’artista e la sua curatrice Marie Muracciole, dichiaratesi felici di essere per la prima volta con un progetto in Italia. Dalle parole della curatrice «Yto ha una grande capacità a virare sul passato, scavando dentro ricordi lontani», la mostra dunque vuole essere un’indagine sulle orme delle molteplici relazioni istaurabili «entro le stanze della memoria». «Tante sono le mie storie di famiglia – dichiara la Barrada – ed è difficile parlarne; passano per opposizioni, sopravvivenza, costruzioni e decostruzioni, crescita». La presentazione dell’ampia produzione dell’artista marocchina è accolta nella sala bianca del museo; nell’allestimento confluiscono fotografie, film, sculture, installazioni e pubblicazioni il tutto in modo piuttosto eterogeneo. Immagini di luoghi che stentano a parlare, slavate sculture e sommesse provocazioni, lasciano perplessi, non entusiasti, i primi fruitori della mostra.
Da non sottovalutare d’altro canto, l’ulteriore impegno, più sociale che artistico, condotto da Yto Barrada (vero e proprio clou nel dibattito in conferenza stampa), l’artista, infatti, ha fondato e dirige da ben cinque anni la Cinémathèque de Tanger, uno dei pochissimi centri culturali della città. «Tangeri ha un milione di abitanti – dichiara la Barrada – ma solo due cinema e un teatro. Credo di dover mettere un po’ della mia creatività di artista anche nella soluzione di problemi sociali», non a caso ad accompagnare la mostra, una rassegna cinematografica a ciclo continuo frutto dei prestiti della Cinémathèque de Tanger. In conclusione più frettolose le parole del direttore Pietromarchi nel presentare anche la mostra di Anders Petersen, fotografo svedese, a luglio primo invitato del programma di residenze al museo. Nel corso della sua residenza l’artista è tornato a lavorare sulla città di Roma, realizzando, dopo sette anni dalla sua prima Rome commission, un nuovo diario fotografico ispirato a quegli scatti del lontano 2005. Immagine caratterizzate dall’uso del bianco e nero contrastato, dal forte richiamo alla sua compagna Julia, dove la relazione si fa strumento di analisi della realtà. Le sue stesse parole ben descrivono questo processo: «Per me, è l’incontro che conta, le immagini sono molto meno importanti». Il diario fotografico realizzato da Petersen a cura di Marco Delogu include dieci immagini che entreranno a far parte della collezione di fotografia del Macro.
fino al 28 ottobre
Macro, via Nizza 138, Roma
info: www.museomacro.org