Il Louvre a Lens, gli Uffizi a Scampia

Roma

Il 4 dicembre, a soli tre anni dall’inizio dei lavori, verrà inaugurata una nuova sede del Louvre. Sorgerà a duecento chilometri da Parigi, a Nord-Pas de Calais, una zona dove un tempo sorgevano le miniere e in quanto tale storicamente percepita come un’area povera e arretrata. Il nuovo edificio è concepito secondo la progettualità più innovativa dell’architettura museale e, a regime, arriverà a ospitare cinquecentomila visitatori. Le attività estrattive in realtà sono state dismesse nel 1986, ma la ferita sul territorio è stata dura da rimarginare, sia in termini storici che sociali. Così è stato pensato che l’arte potesse essere il miglior medicamento. Il Louvre Lens, si chiamerà così in omaggio al capoluogo, è stato voluto, pensato e realizzato (velocemente) proprio perché diventasse il simbolo di una rinascita. L’emblema dell’attenzione che la Francia ha voluto donare a una regione da riqualificare e rilanciare. Gli spazi espositivi saranno due. Uno stabile si chiamerà Galerie du temps e ospiterà a rotazione le migliori opere esposte al Louvre di Parigi. Il secondo, il Pavillon de verre, ospiterà invece le mostre temporanee. Gli esperti del ministero della Cultura francese hanno calcolato che in totale tra ingressi, bookshopmerchandising i ricavi dovrebbero essere pari a circa 135 milioni l’anno. Questa cifra equivale agli incassi che producono all’incirca 40 plessi d’arte italiani. Dopo aver aperto il Louvre negli Emirati Arabi (ed essersi sistemati i bilanci per le prossime decadi), i nostri cugini francesi continuano a fare industria con la cultura, esattamente come fanno con la moda. E noi? Che fa l’Italia, patria del più grande patrimonio culturale al mondo? Commissaria il Maxxi, chiude la Quadriennale, lascia che Pompei e i suoi pari si sgretolino sotto le intemperie. Ecco che cosa fa. Basterebbe copiare. Andare di là e dire ma voi come fate? E invece niente. Da noi i Bronzi di Riace giacciono sdraiati in un androne del consiglio regionale calabrese e a villa Adriana si era pensato di mettere una discarica. Immaginati se qualcuno possa pensare di usare la cultura per riqualificare un territorio. Tipo portare un po’ degli Uffizi a Scampia o parte della collezione della Gnam a Locri. Macché, qui si affonda nell’ignavia.