"L’isola di Creta è oggi teatro di una scoperta archeologica destinata a rivoluzionare le nostre conoscenze sul più lontano passato del Mediterraneo". lo scrive Louis Godart su L’Osservatore romano, riferendo che "in una piccola località della Creta sud-occidentale a Plakias di fronte al Mar Libico, una équipe greco-americana ha scoperto un abbondante materiale litico composto da oltre 2mila pietre lavorate che si dividono tra piccole asce, raschiatoi, perforatori, scalpelli". Lo studioso spiega che "non è la quantità imponente del deposito a colpire, ma la sua datazione. Sembra infatti assodato, secondo l’archeologa greca che conduce la ricognizione Eleni Panagopoulou, che sono due gli strati archeologici attestati a Plakias: il primo, più recente, risalirebbe all’inizio dell’olocene, circa 11mila anni fa; il secondo, quello più ricco di reperti, al pleistocene, ovvero a un periodo nel caso specifico risalente a circa 130mila anni fa. L’archeologa non esclude che la fase di occupazione del sito sia addirittura molto anteriore a questo periodo".