Al mondo esistono gli uomini e le cose. Due entità che da sempre si confrontano, completano e ostacolano; due elementi che hanno dato vita nel corso dei secoli, a seconda del loro reciproco agire e interagire, a epoche culturali e storiche differenti. Martin Parr, fotografo inglese nato a Epsom nel 1952, fin dai suoi esordi è stato morbosamente attratto dal rapporto che si crea tra gli esseri umani e la grande quantità di oggetti, sovrastrutture e orpelli più o meno indispensabili che riempiono le loro vite tanto da farne il protagonista dei suoi scatti in medio formato. Testimone privilegiato delle contraddizioni della società britannica nell’era Thatcher, Parr mette al centro dei suoi lavori gli oggetti in rapporto ai loro proprietari, principalmente uomini e donne della classe media occidentale, sollevando l’esiziale quesito se siano gli uomini a possedere le cose o le cose a possedere gli uomini. Colori saturi e inquadrature spesso affollate di superfluo contribuiscono ad enfatizzare il lato satirico del lavoro del fotografo inglese, tanto da etichettarlo come acuto osservatore della moderna civiltà di massa. Tuttavia sarebbe riduttivo confinare il genio di Parr in un ambito meramente sociologico, nonostante il grande potere comunicativo la forza dei suoi scatti risiede infatti nell’impatto visivo e nella forzatura del punto di osservazione.
Allo Studio Trisorio di Napoli sono in mostra, fino al 29 maggio, alcune delle sue prime fotografie in bianco e nero degli anni Settanta, gli interni domestici della serie Home sweet home (1974), e varie immagini delle serie The last resort (1983-86), Small world (1987-94), Bored couples (1991-93), Common sense (1995-99), Luxury (2009), sono giustapposte per restituire una visione retrospettiva del particolare linguaggio fotografico di Martin Parr negli ultimi quarant’anni. Membro della prestiogiosa agenzia Magnum dal 1994, Parr dopo aver studiato fotografia a Manchester inizia la sua attività dedicandosi al fotogiornalismo e realizzando numerosi reportage per riviste e diverse compagnie teatrali. A partire dagli anni Ottanta la sua popolarità cresce vorticosamente, grazie alla sua dote di acuto osservatore, tanto che le sue fotografie si trovano in numerose collezioni pubbliche internazionali la Bibliothèque nationale di Parigi, il Paul Ghetty center di Los Angeles, il Moma di New York e la Tate Modern di Londra. Nel 2009 la Galleria nazionale Jeu de Paume di Parigi gli ha dedicato la mostra “Planéte Parr” in cui, insieme alle più note fotografie dell’artista, sono state esposte le sue collezioni di oggetti bizzarri che riflettono la vacuità della società consumista.
Fino al 29 maggio
Studio Trisorio
Riviera di Chiaia 215, Napoli
Info: 081414306; www.studiotrisorio.com