Dinanzi allo spettacolo del «genufletterci e inginocchiarsi» degli artisti in occasione della Giornata dello spettacolo che si è tenuta al Quirinale, «quasi quasi mi dispiaceva di aver previsto leggi che non contempleranno più la posa prona, il servaggio, l’accattonaggio dell’artista al politico». A dichiararlo è Sandro Bondi, ministro peri i Beni culturali, in una lettera inviata al Foglio. Invece, aggiunge, «negli occhi di quei tanti artisti schiavi e proni leggevo solo il disprezzo e l’irrisione verso chi, come me, crede sinceramente nel valore della cultura e cerca di fare qualcosa di concreto a favore degli uomini di cultura». «Quasi quasi – chiude il ministro – mi sarei dovuto pentire di aver reintegrato il Fus, piuttosto che destinare quei fondi al patrimonio storico. A che serve, pensavo, dar loro soldi e ragioni, se ad animarli non è il fuoco dell’arte, ma un pregiudizio politico ostinato?». (S. C.)