Galleria Continua scopre il poker

Fino al 15 gennaio quattro grandi mostre sono ospitati negli spazi della Galleria Continua di San Gimignano: Sislej Xhafa, Arcangelo Sassolino, Zhanna Kydyrova e José Antonio Suárez Londoño sono i protagonisti di un percorso narrativo e iconografico dove si intersecano differenti vocabolari estetici frutto di radici culturali eterogenee. Scrive il poeta turco Nazim Hikmet: ”No, non sono un disertore. Del resto, il mio secolo non mi fa paura, il mio secolo pieno di miserie e di scandali il mio secolo coraggioso grande ed eroico. Non ho mai rimpianto d’esser venuto al mondo troppo presto sono del ventesimo secolo e ne son fiero. Mi basta esser là dove sono, tra i nostri, e battermi per un mondo nuovo”.

Nelle parole di Hikmet sembra affiorare una delle tematiche portanti del lavoro di Xhafa, ossia la volontà di essere testimone concreto del presente, di rappresentare il mondo contemporaneo nella sua miseria e nei suoi drammi ma sempre con un taglio ironico. Fireworks in my Closet, titolo della personale di Xhafa, è un inno ai timori del nostro tempo: la migrazione, in prima istanza, diviene cardine e oggetto di speculazione culturale. Artista poliedrico, di origine kosovara, dal 1997 Xhafa sonda le dinamiche che si insinuano nei conflitti della nostra realtà. Nella serie presentata a San Gimignano e intitolata Concetto in Exile, l’artista mostra, come fossero tele, delle stoffe di pvc con insegne pubblicitarie riciclate da camion, il concetto a cui afferisce un gesto simile non è quello proprio del ready made (definizione sin troppo abusata nel contemporaneo) ma, secondo il principio di Xhafa, è esattamente prendere un elemento drammatico del quotidiano e renderlo bello attraverso il gesto artistico. Dalle toilette chimiche dei cantieri addobbate da antenne televisive e paraboliche, all’impronta di un lavoratore nel cemento come fosse il primo uomo sulla Luna, Xhafa esplora le dinamiche della natura umana, poiché in questa sorta di inedito umanesimo il centro dell’universo rimane sempre in ogni caso la Terra.

Macchine industriali, congegni ingegneristici, strutture meccaniche in movimento, è il contesto narrativo su cui si muove l’opera di Arcangelo Sassolino. Canto V, nome che deriva dall’Inferno dantesco, è un macchinario che innesca pressione su di una trave di legno, il rumore, lo sforzo meccanico entrano in diretta connessione con lo spettatore generando un simulacro sinestetico in quello che l’artista stesso definisce «performance inorganica». La materia sottoposta a sforzo è metafora della condizione umana, di una discesa agli inferi che si traduce nel lavoro di Sassolino nella rappresentazione meccanico – industriale di una realtà fuorviante, spesso soggetta a molteplici interpretazione.

L’artista colombiano José Antonio Suárez Londoño presenta per la prima volta in Italia la sua opera grafica. Il disegno è il nodo centrale della sua ricerca, le opere di Londoño sono minuziose narrazioni iconografiche, nei suoi taccuini, nei suoi appunti, che non superano mai la dimensione di un foglio A4, l’artista concentra la sua natura immaginifica ispirandosi alla storia dell’arte e alla letteratura. Negli spazi di Galleria Continua il maestro colombiano presenta al pubblico diverse serie ispirate alle pagine di Kafka, all’estetica di Paul Klee e a un libro del compositore britannico Brian Eno intitolato A year with swollen appendices a cui l’artista ha dedicato per un anno un disegno al giorno. I lavori di Londoño costituiscono un prezioso cabinet des dessins, un ambiente esclusivo dove poter immergersi in un immaginario in continua evoluzione.

L’ultima protagonista di questa serie di mostre è l’artista ucraina Zhanna Kadyrova. Mia Casa, Mia Fortezza, titolo della sua personale, è una frase che deriva da un famoso proverbio russo dove la propria abitazione è simbolo ed emblema di protezione e difesa. Mattoncini di vetro con all’interno delle fotografie di case simboleggiano un percorso che l’artista ha intrapreso nella volontà di comprendere le politiche dell’abitare. Quel senso di sicurezza viene scardinato dall’apertura di finestre che permettono di curiosare, di travalicare i confini netti di un’abitazione. Il linguaggio della Kadyrova è la conseguenza di molteplici esperienze, l’osservazione del mutamento politico e sociale dell’Ucraina dopo la caduta dell’Unione Sovietica è il primo passo di un mutamento che coinvolge ogni aspetto della cultura post comunista, le città cambiano il loro aspetto architettonico, ogni forma che ripercorra gli anni sovietici viene cancellato, lasciando i nuclei abitativi scevri di un passato ancora vicino. I lavori dell’artista esplorano anche il territorio italiano: le architetture dell’edilizia popolare divengono territorio di ricerca e di osservazione, nelle sue opere di cemento Zhanna Kadyrova sonda i differenti modi dell’abitare, intraprendendo un viaggio non solo estetico ma di profonda natura antropologica.

Fino al 15 gennaio, Galleria Continua, via del Castello 11, San Gimignano (SI); info www.gallericontinua.com

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