La Biennale Arte è ancora lontana ma a Venezia c’è già aria di crisi e riguarda anche stavolta il Padiglione di Israele. Dopo le vicende del 2024, quando rimase chiuso per volontà dell’artista Ruth Patir, che aveva deciso di non aprire l’esposizione finché non fosse stato raggiunto un cessate il fuoco a Gaza, e la mancata presenza alla Biennale Architettura pronta ad aprire le porte il 10 maggio 2025, Israele potrebbe rimanere fuori anche dalla mostra del 2026. A riportarlo è il quotidiano Haaretz, per cui la guerra ancora in corso e il numero delle vittime in crescita a Gaza riducono le possibilità di partecipazione. Ma le difficoltà sembrano essere anche strutturali.
Il Padiglione di Israele ancora un terreno di scontro
“L’artista e le curatrici del padiglione israeliano inaugureranno la mostra quando verrà raggiunto un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi”. Così si leggeva sul manifesto affisso alla vetrata del Padiglione di Israele durante la Biennale 2024, rimasto chiuso nell’esposizione internazionale per volontà di Ruth Patir e con il sostegno delle curatrici Mira Lapidot e Tamar Margalit. La presa di posizione ha avuto molta risonanza internazionale ed è stata supportata da diverse figure del mondo dell’arte, tra cui anche alcuni artisti partecipanti alla Biennale curata da Adriano Pedrosa. Così la partecipazione israeliana alla manifestazione si è trasformata in uno spazio di scontro, come pure le posizioni assunte dagli artisti rispetto alla guerra a Gaza. È il caso di Khaled Sabsabi, l’artista scelto dall’Australia e poi rimosso per aver supportato la causa palestinese.

Anche ragioni logistiche
Il Padiglione d’Israele ai Giardini della Biennale è co-gestito dal Ministero della Cultura e dal Ministero degli Esteri israeliani ed è stato costruito nel 1952. Diverse le ragioni burocratiche che rallentano infatti la ristrutturazione dello spazio. Stando al Ministero della Cultura, sembra non esserci un piano operativo approvato per avviare i lavori. Accanto alle ragioni politiche, anche l’aspetto logistico sembra compromettere la partecipazione di Israele alla manifestazione.