To Separate the Sacred from the Profane è l’installazione artistica realizzata da Maria Loboda per Hypermaremma e presentata in anteprima il 19 aprile nell’Area Archeologica dell’Antica Città di Cosa, ad Ansedonia. Alta più di quattro metri, l’opera è ispirata al chinowa giapponese, grandi anelli dalle proprietà purificanti eretti sui sentieri che conducono ai santuari: l’installazione connette la cultura religiosa orientale scintoista alla millenaria storia occidentale del Parco Archeologico.

L’artista invita gli spettatori a riconsiderare il rapporto tra modernità e pratiche antiche, sfidandoli a esplorare nuovi valori estetici e mistici nel quadro dell’archeologia contemporanea enfatizzando il potere della forma e del simbolismo, attingendo da diversi ambiti culturali per creare nuovi significati che risuonano in contesti contemporanei. Attraverso la sua installazione, l’artista invita gli spettatori a riconsiderare il rapporto tra modernità e pratiche antiche, sfidandoli a esplorare nuovi valori estetici e mistici nel quadro dell’archeologia contemporanea. Un archetipo rituale che viene reinterpretato e contestualizzato in uno spazio storicizzato, creando un varco immaginario tra due sfere simboliche: quella del profano e quella del sacro.
La presentazione di To Separate the Sacred from the Profane in Maremma risulta la più recente dopo il suo debutto alla mostra Kaleidoscope del Modern Art Oxford nel 2016. Da allora è stata esposta in diversi spazi di rilievo, tra cui le mostre personali al Contemporary Art Center di Vilnius, all’Institut d’art contemporain di Villeurbanne/Rhône-Alpes e la collettiva “Si Sedes Non Is” curata da Milovan Farronato alla Breeders Gallery di Atene, tutte nel 2017. Inoltre, quest’opera fa parte della collezione dell’Institut d’art contemporain di Villeurbanne/Rhône-Alpes.
